sabato 12 febbraio 2011
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Sulla stessa terra di desolazione dove l’ex Unione sovietica seppelliva in fosse co­muni i suoi avversari, politici o religiosi, sorge ora la Cattedrale catto­lica di Karaganda. Il gulag di Karlag, situato nelle steppe tra Russia e Cina, nell’attuale Kazakhstan, ai tempi dell’op­pressione stalinista si estendeva su una superficie di 250 chilometri quadrati: un im­menso campo di concentra­mento in cui persero la vita, tra gli altri, migliaia di cristia­ni. Nessuno conosce più la maggior parte dei loro nomi e dei loro volti, cancellati dalla mi­cidiale abrasione di anonime sepolture di massa. Ora le guglie neogotiche della nuova Cattedrale racconteranno il loro riscatto. Le navate interne, spaziose e luminose, insieme alle pietre caucasiche della facciata, trasmet­teranno la loro storia alle oltre cento popola- zioni che convivono in questo territorio.La costruzione della Cattedrale è stata possi­bile grazie alle generose donazioni di molti fi­nanziatori dell’Europa occidentale, tra cui l’As­sociazione Luci sull’Est, nata a Roma nel 1991 con lo scopo di diffondere e difendere i valo­ri della cristianità nei territori dell’ex-Urss. «Abbiamo donato circa 200 mila euro per l’e­dificazione della Cattedrale – spiega Juan Mi­guel Montes, di origine cilena, membro del consiglio e tra i principali fondatori di Luci sull’Est – costruita con materiali di altissima qualità, che in quelle regioni per fortuna si possono trovare a prezzi ragionevoli. L’allora vescovo di Karaganda, monsignor Jan Pavel Lenga, che ha lasciato pochi giorni fa per mo­tivi di salute, nel 2003 ha chiesto al governo ka­zako di poter realizzare la Cattedrale proprio in quel luogo sacro, per commemorare tutti i martiri, di oltre 120 etnie, dell’Unione sovie­tica. Nel 1917 – prosegue Montes – alla fine dell’Impero russo, c’erano circa nove milioni di cattolici. Tutti quelli di rito latino attorno a­gli anni ’40-’50, erano praticamente scom­parsi. Il gulag di Karlag era proprio quello de­stinato ai cattolici, la gran parte polacchi, ucraini, tede­schi, ma anche lituani e bie­lorussi, che qui morivano fu­cilati o per gli stenti. Proprio qui infatti è morto martiriz­zato il sacerdote Alexij Sarit­ski, proclamato beato da pa­pa Giovanni Paolo II nel 2001».La prima pietra è stata posa­ta nel 2005, alla presenza dell’allora segreta­rio di Stato vaticano, il cardinale Angelo So­dano. Ormai ultimata, la Cattedrale è tra le più grandi del Kazakhstan ed è stata dedicata al­la Madonna di Fatima. In uno dei suoi tre se­greti la Vergine aveva profetizzato i disastri provocati dagli «errori dell’Unione sovietica sparsi nel mondo», sui quali tuttavia, alla fine, avrebbe «trionfato il Cuore immacolato di Ma­ria». «Ormai – conclude Montes – vanno tutti fieri di questa Cattedrale. Perfino il sindaco di Karaganda, benché certamente non cattoli­co, si è detto orgoglioso di poter avere nel suo comune la 'Notre Dame dell’Asia'».Oltre al­la costruzione della Cattedrale di Karaganda, l’Associazione Luci sull’Est, attiva in 18 Paesi, supporta le attività della Biblioteca dello Spi­rito e dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mo­sca, soprattutto nella stesura dell’Enciclope­dia cattolica in lingua russa. In Ucraina ha for­nito supporto al Centro multimediale cattoli­co e all’opera degli Oblati di Maria Immaco­lata di Kiev. A Luci sull’Est si deve inoltre la dif­fusione di oltre quattro milioni di libri religio­si, di oltre 14 milioni di stampe e 81 mila sta­tuette della Madonna di Fatima. La nuova Cattedrale di Karaganda.
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