L e danze in costume dei bambini e dei giovani di Nomadelfia attorno al feretro di 'mamma Irene' hanno detto più di mille parole che cos’è per il popolo di don Zeno un funerale: non un triste commiato dalla persona a cui si è voluto bene, ma 'una festa di ringraziamento'. E una festa è stato l’intero rito con cui ieri Nomadelfia, la comunità alle porte di Grosseto, ha consegnato a Dio l’anima di Irene Bertoni, la prima mamma di vocazione e cofondatrice, con don Zeno, della comunità 'dove la fraternità è legge'. A presiedere la Messa è stato il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo emerito di Firenze, già presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che con mamma Irene aveva una frequentazione che risale ai primi anni ’60. Concelebranti, il vescovo di Grosseto, Rodolfo Cetoloni, che ha letto il messaggio inviato da papa Francesco, e il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, insieme ad una ventina di sacerdoti. A fare da corona alla bara di legno chiaro adagiata in terra alcuni bambini di Nomadelfia, quasi a rappresentare il legame ideale fra le origini della comunità e l’oggi. «Accanto a don Zeno, Irene è stata la capostipite di una figura di mamma capace di trasmettere la tenerezza di Dio», ha detto il parroco di Nomadelfia, don Ferdinando. Che ha aggiunto: «Con la sua morte si conclude la fase fondativa di questa comunità». «In lei – ha sottolineato Antonelli nell’omelia – ho ammirato la donna intelligente, risoluta, appassionata, piena di coraggio e di fiducia nella Provvidenza e ho visto in lei, mamma di vocazione di 58 figli, la bellezza di un amore materno rigoglioso di speranza e di gioia». Tanti i messaggi di cordoglio giunti da comunità religiose, missionari, autorità; toccanti le testimonianze rese dai nomadelfi, in modo particolare da uno dei suoi primi figli affidati, Carlino, segno che testimoni credibili del Vangelo lasciano il segno dell’autenticità.
Giacomo D’Onofrio © RIPRODUZIONE RISERVATA I funerali di Irene Bertoni