La notizia l’ha colto, come è accaduto a tutti, totalmente di sorpresa. Non è invece stupito di essere interpellato da
Avvenire Ernesto Galli della Loggia nelle ultime settimane è stato uno dei pochi, dalle colonne del
Corriere della Sera, a condividere le argomentazioni laiche messe in campo dal Papa e dal gran rabbino di Francia per opporsi ai matrimoni gay e alle adozioni da parte di coppie omosessuali. A poche ore dall’annuncio delle prossime 'dimissioni' di Benedetto XVI, lo storico e analista le valuta come di «grande portata e importanza da molti punti di vista, soprattutto da quello strettamente istituzionale. Si può intravedere, in questa decisione, un mutamento di profilo del Papato».
Quali conseguenze vede in tal senso?
A mio avviso, e lo dico da laico, la storica rinuncia di un pontefice può contribuire a 'desacralizzare' la figura pubblica del Papa, rendendola più simile a quella di altri leader che, se impossibilitati a compiere la propria missione, possono lasciare. Nessuna aveva mai sentito praticabile questa opzione, data la funzione sacrale e carismatica svolta dal pontefice. Viene toccata la natura istituzionale e politica del Papato, mettendo anche in luce un problema che è sempre rimasto sotto traccia, quello del modo di elezione. La procedura del conclave ristretto, oggi, può anche sembrare stridente alla luce del gesto di Joseph Ratzinger. Sebbene vada precisato che la Chiesa è una monarchia assoluta elettiva e questo assetto non può che portarle vantaggi pure nel mondo moderno.
Come legge dunque il gesto di Benedetto XVI?
Nel suo Pontificato, Ratzinger ha sperimentato due difficoltà, che egli per primo ha evidenziato. Un bisogno di purificazione, e penso in primo luogo allo scandalo della pedofilia, e un problema all’interno della stessa Santa Sede, evidenziato, ad esempio, dalla fuga di carte riservate. Di fronte a ciò, il Pontefice ha preso posizioni forti e condotto con determinazione un’azione coerente. Ma per fare questo serve una notevole carica di energia fisica e mentale, un’energia che forse il Papa ha sentito venire meno. Paradossalmente, il capo della Chiesa cattolica ha un potere illimitato, ma non può fare 'quello che vuole', e ciò comporta un grande dispendio di risorse personali. 'Politicamente', la scelta di rinunciare al soglio di Pietro potrebbe essere anche un modo per fare 'esplodere' situazioni che non avevano possibilità di governo.
Una lettura come questa contrasta con l’intento del Papa di 'lasciare' per il «bene della Chiesa».
Non sembri irriverente o banale sottolineare che il Papa è uomo di massima fede e che, quindi, si affida alla Provvidenza. Quello che non può compiere con le sue forze, ritiene possa fare lo Spirito Santo guidando la scelta del successore dentro il Conclave. Certo, resta la domanda: perché si è 'dimesso'? Una domanda che interroga tutti. La spiegazione della semplice stanchezza può non convincere un analista laico come me.
Benedetto XVI è un convinto assertore della razionalità dell’antropologia cristiana. In questo ha però trovato un’ostilità preconcetta e immotivata.
È il caso del matrimonio e delle adozioni gay. Quello che dice il Papa è sovrastato dalla considerazione negativa della sua figura. C’è un immotivato sospetto che scatta automaticamente sulle sue parole. Prevale il conformismo progressista incarnato dalla linea del New York Times. Se Ratzinger condanna la guerra o il razzismo tutti sono d’accordo, quando si discosta invece dal mainstream ideologico, diventa subito conservatore, dogmatico, reazionario. Non c’è stato nessun serio dibattito intellettuale sulla questione matrimonio omosessuale, nessun argomento razionale.
L’addio di Benedetto XVI e l’arrivo di un nuovo Papa, per quello che si può dire oggi, cambieranno qualcosa?
In generale, in casi simili, sui media e nella discussione pubblica prevalgono le interpretazioni ostili alle istituzioni, salvando però le persone. Se il giudizio sulle persone, come accadde con l’agonia di papa Wojtyla, è molto buono, ciò si riflette in positivo anche sull’istituzione.
Il Papa ha citato anche la velocità del mondo contemporaneo e la necessità di farvi fronte...
È, forse, un suggerimento verso una modifica degli stili di governo. La Chiesa ha saggezza millenaria, ma talune volte tempi di reazioni più rapidi possono essere utili.