«Aprite le vostre case e i conventi». Il pressante invito è di Papa Francesco. Era il 10 settembre scorso. Il Pontefice era in visita al "Centro Astalli" di Roma. «I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio», disse il Papa lasciando sbalorditi tanti.Il vescovo di Cesena-Sarsina, Douglas Regattieri, non ci ha pensato più di tanto. E il coraggio l’ha messo in campo. Lunedì scorso, durante lo scambio degli auguri con i responsabili degli uffici pastorali, ha esordito dicendo che «la casa del vescovo deve essere aperta a tutti». Ne dà notizia il settimanale diocesano
Corriere Cesenate che specifica alcuni dettagli della decisione, al momento solo annunciata. Non appena gli uffici della curia verranno trasferiti nel fabbricato che un tempo ospitava le suore della Sacra Famiglia, «quei locali verranno destinati a una casa-famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII».La scelta dell’associazione fondata da don Oreste Benzi non è casuale. Da oltre un anno il vescovo Regattieri partecipa alla preghiera che si tiene due volte al mese davanti all’ospedale Bufalini di Cesena, nel giorno in cui nel nosocomio vengono praticati gli aborti. Un rapporto di reciproca stima che va avanti da tempo, come dimostra anche la recente presenza del responsabile generale, Paolo Ramonda, al ritiro per i politici tenutosi nel marzo scorso e organizzato dalla stessa diocesi in qualità di relatore. «È un’esperienza che apprezzo molto», ha aggiunto il presule davanti ai suoi più stretti collaboratori. «Oltre vent’anni fa don Oreste già diceva che le case dei preti e dei vescovi e le parrocchie dovevano essere aperte per ospitare i più poveri – ricorda il responsabile della zona cesenate della Papa Giovanni XXIII, Daniele Severi –. Con questa opzione il vescovo Douglas ci sembra assolutamente in linea con il Papa. Questa scelta costituisce un richiamo forte anche per noi, perché il vescovo è colui che ci lega all’esperienza della Chiesa».Ma è sulla novità che Severi pone l’accento. «Non abbiamo fatto nulla di straordinario per conquistare le simpatie del vescovo. Qualche tempo fa ci ha chiamato dicendoci di avere degli spazi a disposizione. Solo così ci disse. È la prima volta che ci capita, come comunità, di ricevere una sollecitazione di questo genere. Per noi è un gesto stupendo, perché porta nel cuore di una comunità diocesana, l’episcopio, il segno del nostro carisma». «I locali riservati alla casa-famiglia – ha precisato il vescovo di Cesena – saranno in collegamento con il vescovado, in modo che la casa in cui abito possa essere vissuta come un luogo per chi ha più bisogno».