domenica 8 maggio 2016
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l’osservatorio di Vito Magno Maggio! Il nome deriva da Maia, la dea che nell’antica Roma vegliava sul mese dei fiori. Dalla confluenza di questo elemento naturale con l’esperienza di un popolo innamorato di Maria, ritenuta dai Padri della Chiesa il fiore più bello della creazione, nasce l’abbinamento maggio-Maria. Dunque a lei, che ha donato al mondo una nuova primavera, fanno riferimento pastori d’anime e santi, come Filippo Neri e John Henry Newman, il quale intravide, proprio nel tripudio della natura, il primo motivo di questa devozione. «Maggio è il mese in cui la terra esplode in tenero fogliame – egli scrive – e in cui i virgulti sbocciano sugli alberi e i fiori nei giardini». Fu nel 1600 che uscirono le prime pubblicazioni sul mese di maggio, e nel 1700 si assistette alla stabile caratterizzazione di questa devozione, incoraggiata dal magistero della Chiesa fino al punto che Paolo VI, nel 1965, le dedicò l’enciclica Mense maio. Ma oggi che fine hanno fatto le pratiche devote di maggio, i pellegrinaggi ai santuari, i fioretti, gli altarini, l’offerta dei cuori? Soprattutto resiste ancora al vento della secolarizzazione la «Mistica corona», come Giovanni XXIII chiamò il Rosario nell’enciclica Grata recordatio? Sembrano infatti lontani i tempi in cui il Rosario veniva recitato nelle case, oltre che in chiesa, ed era ritenuto quasi un sacramento capace di fronteggiare i duri impegni della vita. Pio X attribuiva la propria educazione religiosa ai Rosari che mamma Margherita, per tenere unita la famiglia Sarto, usava recitare spiegandone i misteri, nelle lunghe notti invernali, al caldo della stalla. Per non parlare poi di Madre Teresa di Calcutta, che affrontava il mondo intero con un Rosario in una mano e le medagliette miracolose nell’altra. Secondo i sociologi la devozione mariana, specialmente a maggio, sta conoscendo in questi ultimi anni una rimonta; a loro dire per accorgersene basta fare quattro passi virtuali nel mondo sconfinato e variegato del web. Nuove iniziative mariane sorgono dalla creatività di associazioni e movimenti, quali il Gam (Gioventù ardente mariana), le Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe, il Movimento dei Focolari. E poi a smuovere le acque ci pensa con appelli struggenti, e gesti carichi di testimonianza, papa Francesco che, raccogliendo il seme mariano di Govanni Paolo II e di Benedetto XVI, offre stimoli per trovare nella Madonna un’amica, una mamma e una testimone del Vangelo. «Il Rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita » egli ha scritto in prefazione ad un piccolo libro di padre Yoannis Lahzi Gaid: «Il Rosario preghiera del cuore». Ovviamente i luoghi dove il mese di maggio è vissuto più intensamente sono i Santuari mariani, molti dei quali quest’anno hanno il privilegio della Porta Santa, dalla quale ogni giorno passano migliaia di pellegrini in cerca di misericordia e di grazie. Tanti di essi saranno oggi a Pompei, a mezzogiorno, per l’annuale Supplica alla Regina del Santo Rosario, presente il cardinale Gianfranco Ravasi e l’arcivescovo prelato Tommaso Caputo. In questo giorno «La dolce catena che ci rannoda a Dio», come il beato Bartolo Longo chiamava il Rosario, viene recitato in tutte le chiese del mondo, particolarmente in quelle che soffrono per la guerra, per la mancanza di generi di prima necessità, per i disastri ambientali. Per esempio ad Erbil, nel campo in cui vivono migliaia di cristiani iracheni fuggiti dagli orrori dell’Isis, ogni sera un altoparlante invita gli accampati a recitare il Rosario. Nella chiesetta prefabbricata «dove il sentimento d’incertezza del futuro dura da troppo tempo – dice il rogazionista padre Jalal Yako, responsabile ecclesiale del campo – quando recitiamo la Salve Regina sappiamo quanta fiducia mettiamo nelle parole ’a Te ricorriamo dolenti e piangenti in questa valle di lacrime ». Vedendo poi gran parte dei profughi portare al collo il Rosario, sorge anche spontaneo pensare a quanto esso sia servito in ogni epoca a sentirsi popolo. Così di fronte a chi invoca il nome di Dio per fare la guerra, il nome materno di Maria viene a ricordarci nel mese di maggio che il vero Dio può solo chiamarsi amore, come dice il Vangelo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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