Sulla parabola dei vignaioli infedeli la riflessione del Papa all’Angelus di domenica scorsa. Al termine, il Papa ha ricordato la beatificazione, a Ivrea, di suor Antonia Maria Verna e la missione «Gesù al centro» promossa dal servizio di pastorale giovanile della diocesi di Roma. Parlando ai fedeli polacchi inoltre, il Pontefice ha ricordato il II Congresso internazionale della Divina Misericordia in corso a Cracovia-Lagiewniki. Tanti come sempre i pellegrini italiani in piazza San Pietro dove Benedetto XVI, tornato sabato pomeriggio da Castel Gandolfo ha guidato la preghiera. In particolare il Papa ha salutato i fedeli provenienti da Corte Madama in Castelleone e da Sant’Arcangelo di Romagna, come pure gli arcieri della Federazione italiana tiro con l’arco. Dal Papa inoltre un incoraggiamento alle istituzioni e alle associazioni di volontariato per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Di seguito le parole del Pontefice prima della preghiera mariana.
Cari fratelli e sorelle! Il Vangelo di questa domenica si chiude con un monito di Gesù, particolarmente severo, rivolto ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti» ( Mt 21,43). Sono parole che fanno pensare alla grande responsabilità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo. Egli è «la pietra che i costruttori hanno scartato» (cfr Mt 21,42), perché l’hanno giudicato nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la «pietra d’angolo» su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero. Di tale verità parla la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frutti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene. Sant’Agostino commenta che «Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori» ( Sermo 87, 1, 2: PL 38, 531). Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spesso orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiuto. L’orgoglio e l’egoismo impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il suo Figlio unigenito. Quando, infatti, «mandò loro il proprio figlio – scrive l’evangelista Matteo – … [i vignaioli] lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero» ( Mt 21,37.39). Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero insondabile di debolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fedeltà ad un disegno d’amore che, alla fine, prevede però anche la giusta punizione per i malvagi (cfr Mt 21,41). Saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che è Cristo, rimaniamo in Lui come il tralcio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Alleanza. Ha scritto in proposito il servo di Dio Paolo VI: «Il primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, ma indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata» (Enc. Ecclesiam suam , 6 agosto 1964: AAS 56 [1964], 622). Cari amici, il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi angeli, che oggi la Chiesa venera quali «custodi», cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione. E gli angeli fanno corona all’Augusta Regina delle Vittorie, la beata Vergine Maria del Rosario, che nella prima domenica di ottobre, proprio a quest’ora, dal santuario di Pompei e dal mondo intero, accoglie la fervida Supplica, affinché sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà di Dio.
Benedetto XVI