Una vera e propria ovazione ha salutato la sua prima visita pastorale di Benedetto XVI al carcere di Rebibbia di Roma. Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto dal ministro della Giustizia, Paola Severino, e dall'applauso dei tanti detenuti che in coro hanno urlato "Viva il Papa", ma anche "Amnistia, amnistia". Chi vive nella condizione di recluso ha dedicato a Papa Ratzinger un caldo, ma nello stesso tempo sofferto abbraccio, riscontrabile nelle parole del parroco della chiesa di Rebibbia, Don Sandro Spriano, che nel suo intervento ha rivolto al Ratzinger una preghiera: "Padre Santo non ci dimentichi, anche noi vogliamo salire in cielo".
Parole che hanno bagnato gli occhi di molti reclusi di Rebibbia, che non vogliono essere dimenticati e che rivendicano la possibilità di poter rientrare nella società recuperati e soprattutto accettati. Ecco allora che tra i tanti detenuti uno tra tutti si è levato dalla folla, al termine dell'incontro nella chiesa della casa circondariale, e sorprendendo il Papa lo ha abbracciato sussurrandogli, "questo è da parte di tutti i detenuti d'Italia". Il Pontefice si è concesso visibilmente commosso, ricambiando la stretta. Per Benedetto XVI quella di oggi è la sua prima visita a Rebibbia, quasi 30 anni dopo quella del suo predecessore, Giovanni Paolo II. Era il 27 dicembre del 1983, quando Papa Wojtyla si recò a Rebibbia per visitare Alì Agca, autore dell'attentato del 13 maggio 1981 in piazza S. Pietro.