Il vescovo Giuseppe La Placa durante il suo ingresso nella diocesi di Ragusa - Diocesi Ragusa
Ha scelto la data del 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo, per essere ordinato vescovo di Ragusa e fare il suo ingresso in diocesi. Così monsignor Giuseppe La Placa, 58 anni, ha iniziato il ministero episcopale in questo lembo di Sicilia. E non a caso sono state le campane a festa della diocesi, venerdì scorso nel pomeriggio, a dare il benvenuto al presule. La celebrazione è avvenuta nel rispetto delle norme anti-Covid. I fedeli sono stati disposti nel sagrato e nella piazza sottostante la Cattedrale di San Giovanni. A presiedere il rito di consacrazione è stato il vescovo di Caltanissetta, Mario Russotto, diocesi da cui proveniva La Placa e dove dal 2009 era vicario generale. Co-consacranti gli arcivescovi di Catania e Siracusa, rispettivamente Salvatore Gristina e Francesco Lomanto, e l’emerito di Ragusa, Carmelo Cuttitta. Presenti anche i vescovi siciliani e le autorità locali.
Durante l’omelia, con la voce commossa, Russotto ha ricordato gli «intrecci misteriosi della grazia di Dio» che legano, anche attraverso i vescovi, le diocesi. E ha presentato a La Placa la Chiesa di Ragusa come una «diocesi di santi» costruita «giorno dopo giorno con il sudore e la fede dei nostri padri». Toccanti sono state le parole al neo vescovo: «Sei il pastore di questo popolo, dal quale hai molto da imparare ma al quale hai tantissimo da donare. Vivi il martirio del tuo ministero sapendo che un vescovo è sempre solo. Nelle decisioni che devi prendere, nel tuo cuore. Ama questa Chiesa». È seguito il rito di ordinazione, culminato con la consegna del pastorale. Alla celebrazione erano presenti anche i parenti di La Placa: la mamma Giuseppa, la papà Rosario e i fratelli Antonio e Gandolfa.
In simplicitate cordis (“Nella semplicità del cuore”) è il motto episcopale scelto dal nuovo pastore, il sesto nella storia della diocesi iblea nei suoi cent’anni di vita (1921-2021). «Il Signore mi conceda di essere in mezzo a voi un pastore con il cuore di Cristo per vegliare sul popolo di Dio oggi affidatomi, prendendomi cura di esso con cuore semplice e pieno di amore accogliente – sono state le prime parole di La Placa a conclusione della celebrazione – soprattutto dei più poveri, dei più fragili, dei più bisognosi di conforto e di aiuto, di quelli che papa Francesco ha definito i “tanti, troppi crocifissi di oggi”». Poi ha aggiunto: «La croce di Cristo che porterò al petto mi ricorderà sempre che essi dovranno avere un posto privilegiato nella mia mente e nel mio cuore».
Il richiamo all’impegno comune era stato il filo conduttore del saluto iniziale alle autorità. «In questo pianeta, in cui “tutto è connesso” e dove “nessuno si salva da solo”, abbiamo la responsabilità di costruire ogni giorno una comunità libera, capace di garantire a tutti i diritti, naturali e costituzionali, che conferiscono alla persona quella dignità che la rende sacra e che chi serve nelle istituzioni, deve promuovere in ogni ambito, a cominciare dal lavoro - che sia legale, onesto, libero dallo sfruttamento e dalla speculazione - come anche nei servizi essenziali, sanitari, educativi, sociali». E questa domenica ci sarà il primo impegno pubblico del nuovo vescovo con la visita a Comiso per l’inaugurazione della cupola restaurata della Basilica dell’Annunziata.