L’apertura del processo diocesano sulla fama di santità del seminarista Giampiero Morettini - .
«Vorrei regalare la mia vita a Dio». È quanto disse Giampiero Morettini (19772014) nell’ottobre 2010 varcando la porta del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi, all’allora rettore monsignor Nazzareno Marconi, attuale vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. A ricordarlo è il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia- Città della Pieve e presidente della Cei, oggi nel settimo anniversario della morte del suo seminarista, certo di averlo tra i “santi” a cui chiedere soccorso per alleviare alla Chiesa il peso delle croci e delle sofferenze, ma anche ad essere testimone di santità di una Chiesa viva, in uscita, impegnata nell’evangelizzazione, nella carità e nell’avvicinare i giovani a sé attraverso la preghiera, la meditazione della Parola, le attività socio-pastorali e formative degli oratori.
È quello che avrebbe fatto Giampiero Morettini una volta diventato sacerdote mentre invece è scomparso a 37 anni dopo un calvario in ospedale iniziato in seguito a una delicata operazione al cuore. Un’altra certezza del cardi- nale Bassetti che confida nel-l’apprestarsi, questo pomeriggio alle 18 a presiedere la celebrazione eucaristica in suffragio del servo di Dio, nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina a Castel del Piano di Perugia, assieme a don Francesco Buono, parroco e postulatore della causa di canonizzazione. «Giampiero – ricorda Bassetti – ha regalato la sua vita a Dio vivendo in maniera esemplare il suo stato di seminarista, sereno e allegro, disponibile con tutti, radicato nella preghiera personale e comuni-taria, con fedeltà, con semplicità ma con tenacia… Non ha mollato neppure nelle settimane della malattia, quando dopo l’intervento al cuore, crocifisso a quel letto della terapia intensiva cardiologica, era lui che infondeva coraggio con un sorriso, con una parola chi lo andava a trovare».
Il processo diocesano sulla vita, la fama di santità, l’esercizio delle virtù eroiche del seminarista Morettini si è aperto il 22 maggio scorso, festa di santa Rita da Cascia, durante il mese mariano e nell’Anno di san Giuseppe, «il santo che insegna proprio il servizio nella quotidianità, dove tutto diventa preghiera, amore, lode a Dio – evidenzia il postulatore –. Nella giornata di Giampiero c’erano il Rosario, la Messa, i poveri, i malati, perché il primo servizio che prese fu quello di ministro straordinario della Comunione… Giampiero ha donato e continua a donare il sorriso di Dio che ci riaccende ogni volta che la vita quotidiana prova a spegnarci».
L’Eucaristia sarà alle 18 nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina a Castel del Piano di Perugia. La sua fu una vocazione adulta. Seppe vivere la sua malattia «infondendo coraggio a chi lo andava a trovare»
A Castel del Piano il servo di Dio approdò per lavoro, aprendo un negozio di frutta e verdura, vivendo la sua esperienza di conversione e poi di vocazione al sacerdozio. Aveva appena il diploma di terza media, ma tanta voglia di apprendere, di studiare, raccontano gli amici di Seminario. «Le loro testimonianze sono tra le 90 ore di registrazione di tutte le persone che è stato possibile ascoltare, fonti del volume voluto dal cardinale Bassetti a cui ha dato il titolo: Con lui Dio non si era sbagliato. Giampiero Morettini (Paoline, 2016)», racconta l’autrice suor Roberta Vinerba. A Sant’Angelo di Celle, frazione di Deruta, il suo corpo riposa nel locale cimitero dove domani, alle 17, si terrà una seconda Messa presieduta da don Simone Pascarosa e da don Gino Ciacci. La sua tomba è meta di un costante e composto pellegrinaggio. Diverse sono le “grazie” che Giampiero avrebbe dispensato attraverso la sua intercessione presso il Padre e la Madonna a cui era molto devoto.
Un primo “segno prodigioso” l’ha compiuto, raccontano mamma Caterina Reni e papà Mario: «Volevamo tagliere un ramo secco del ciliegio nel nostro giardino perché non portava più frutti da tempo, ma Giampiero ci disse di no! Poche settimane dopo la sua morte, il 4 ottobre, festa di san Francesco ma anche primo compleanno del nipotino Loris (figlio del fratello Francesco), sul ramo secco sbocciò un fiore, poi tutto l’albero fiorì. Lo stesso cardinale Bassetti rimase talmente colpito da questa fioritura che volle venire ad ammirarla di persona ». Quest’episodio è stato citato dal cardinale a conclusione dell’omelia della celebrazione di apertura del processo diocesano in cui ha sottolineato quanto Giampiero abbia «fatto fino in fondo la volontà del Padre, in una offerta di sé consapevole e serena, andando ad occupare quel “posto” che Gesù aveva preparato per lui, insieme ai santi dei quali aveva chiesto l’intercessione nella preghiera scritta appena prima di essere operato: “O santi, amici miei, portatemi la luce perché non mi perda nelle tenebre ma possa perdermi nelle braccia del Padre”».