Il cardinale Gualtiero Bassetti riceve la cittadinanza onoraria di Perugia - Ansa
Confida di essere «emozionato». Con lo sguardo osserva l’affollatissima Sala dei Notari nel centro storico di Perugia scelta per conferire la cittadinanza onoraria al cardinale Gualtiero Bassetti. «Assicurerò sempre alla mia amata Perugia la vicinanza spirituale, il sostegno morale e la mia preghiera», dice l’arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve ed ex presidente della Cei, dopo aver ricevuto la pergamena dal sindaco Andrea Romizi che lo ringrazia «per averci indicato una via in questi anni». La cerimonia, aperta dal presidente del Consiglio comunale Nilo Arcudi, vede la presenza di tutte le massime autorità locali e di tanti cittadini. L’evento, svoltosi oggi 6 giugno nel Palazzo dei Priori, sede del municipio, fa seguito alla presentazione da parte del sindaco e a firma di tutti i capigruppo di una proposta, accolta e votata all’unanimità dal Consiglio comunale lo scorso 11 aprile.
La cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria di Perugia al cardinale Gualtiero Bassetti - Ansa
Tredici sono gli anni che hanno visto Bassetti alla guida della Chiesa del capoluogo umbro. «Già quando avevo fatto il mio ingresso in città nel 2009 mi sono sentito e dichiarato uno di voi, cittadino di Perugia a tutti gli effetti, sia informalmente, sia nelle occasioni ufficiali, anche fuori diocesi. E ciò è accaduto specialmente in questi cinque anni più recenti, quando ho servito la Chiesa che è in Italia come presidente della Cei – afferma il cardinale –. Ora che questo mandato si è concluso, e con esso anche il mio servizio pastorale attivo come arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, posso dire con gioia e commozione che, a maggior ragione, mi sento vostro “concittadino” e mi professo uno di voi, così continuerò ad essere per tutta la vita, portandone il titolo come vescovo emerito».
Il cardinale Gualtiero Bassetti riceve la cittadinanza onoraria di Perugia dal sindaco Andrea Romizi - Ansa
Con la sua classica impronta fiorentina il porporato 80enne, che nei giorni scorsi è diventato emerito e ha passato il testimone di presidente della Cei al cardinale Matteo Zuppi, scherza: «Io mi sono sempre sentito un povero “due di briscola”. Ma non sono andato, credetemi, oltre al “due di briscola”». Poi, collegandosi all’intervento del sindaco, Bassetti cita una figura a lui cara: Giorgio La Pira. «Nella mia formazione c’è veramente tanto del professore, del sindaco “santo” di Firenze», confida. E ricorda quando, una domenica a Messa, nella parrocchia frequentata dal politico Dc dove di persona distribuiva cibo alla povera gente, un giornalista intervistò un’anziana chiedendogli del sindaco di Firenze. La donna gli rispose: «“Il professore non è capito dalla gente istruita, è capito da noi poveri”. Come è bello questo aneddoto – commenta Bassetti –, quando sono le persone più umili e, forse, meno considerate, che alla fine capiscono la missione di un uomo delle istituzioni, ma anche di Chiesa, come Giorgio La Pira, come anche quella di un sacerdote o di vescovo».
Guardando alla piazza su cui si affaccia la sala, piazza IV novembre con la sua suggestiva fontana, cui fanno sponda la Cattedrale e il municipio, Bassetti richiama la necessaria «armonia tra la compagine ecclesiale e quella civica, e tra coloro che ne esercitano le responsabilità» che «è essenziale sia al buon andamento della cosa pubblica, sia al bene spirituale dei singoli e della collettività». Poi cita papa Francesco: «Non ci si salva da soli, come è stato più volte ribadito anche dal Santo Padre. Nelle prove che abbiamo attraversato, siamo stati resi più forti dal fatto di essere insieme». Il cardinale ricorda alcuni ambiti di collaborazione: dalla lotta alla pandemia «che speriamo, a Dio piacendo, di lasciarci alle spalle» al «fronte della carità» con «l’impegno a beneficio di tutti i bisognosi che sempre, e a maggior ragione negli anni di cui ho esperienza come vescovo, ci ha visto allineati con sforzi costruttivi e complementari». E tiene a far sapere: «Ogni problema può essere affrontato e superato con la forza della fede e della coesione».
Il cardinale tratteggia anche una sorta di identikit dei perugini. Formano una «comunità forte e viva»; possono contare sulla «presenza di forze giovanili pronte a impegnarsi»; hanno il sostegno dello «zelo di tanti sacerdoti»; mostrano «la disponibilità e l’apertura di tante famiglie, che creano un tessuto prezioso e insostituibile». E ammette: «Tutto questo mi spinge a sperare e a credere nel futuro, anche in questi momenti, nuovamente difficili, in cui le nubi sembrano addensarsi, riportandoci a parlare di guerra quando ormai anche questa, come la pestilenza, ci sembrava passata e anacronistica».