Serve un «cammino educativo» che coinvolga i ragazzi fin dai primi anni di vita, incentrato sulla frontiera della «legalità». È indispensabile per una crescita «autenticamente umana», oltre che civile e sociale, della Calabria e per acquisire «vera libertà». È quanto affermato in una dichiarazione della Conferenza episcopale calabra, che si è riunita lunedì a martedì scorso a Catanzaro e che al problema della criminalità nella regione ha dedicato una parte importante dei lavori presieduti dall’arcivescovo di Cosenza-Bisgnano Salvatore Nunnari. Sul versante della formazione i presuli hanno tra l’altro deciso che negli Istituti teologici calabresi venga introdotto un corso sul tema «Chiesa - ’ndrangheta». La dichiarazione richiama inoltre il «punto di svolta» delle Chiese di Calabria nella condanna al crimine organizzato, quasi 40 anni fa, nel 1975, quando fu pubblicato il primo documento collegiale sul problema. Allora i vescovi levarono la voce contro il «doloroso e triste fenomeno della mafia», definendola «disonorante piaga della società ». Il documento è stato via via ripreso – sia da interventi di singoli pastori, sia collegialmente – giungendo a condannare il fenomeno del crimine organizzato come un «cancro esiziale e sovrastruttura parassitaria, che rode la nostra compagine sociale, succhia con i taglieggiamenti il frutto dell’onesto lavoro, dissolve i gangli della vita civile». Tutto ciò fino alla forte denuncia del 2007 che era insieme un appello: «Convertitevi! Uomini della ’ndrangheta. Se non vi convertirete, perirete tutti di fronte al giudizio di Dio!». Quel grido è stato ripetuto in numerose sedi e modalità. Dopo il loro ultimo incontro a Catanzaro i vescovi hanno ricordato a tutti i calabresi che la «fuga da ogni omertà» e la «denuncia» sono un dovere, assieme al pregare perché i «cuori di pietra» si trasformino in «cuori di carne». E gli stessi vescovi si riservano di approfondire prossimamente in una sessione straordinaria di lavoro il tema dell’azione pastorale contro la ’ndrangheta. Nella dichiarazione diffusa ieri è stato quindi sottolineato «il valore di una politica che prenda davvero a cuore, ed esclusivamente, la lotta per il bene comune», con un invito ad impegnarsi in tal senso rivolto ai laici cristiani. Questo perché «solo uno stile nuovo... che aiuti la politica a prendere decisioni che tocchino in concreto la vita della gente, ne aiutino lo sviluppo, ne tutelino i diritti, ne facilitino la crescita» può aprire una stagione nuova nella storia della regione, «attesa in fondo e mai realizzata, fin dai tempi successivi alla realizzazione dell’Unità d’Italia».Infine sul problema della pedofilia e degli abusi sessuali – «che ha interessato purtroppo, alcune volte, anche qualche ecclesiastico delle nostre Chiese» – i vescovi, riprendendo le Linee guida della Cei, confermano il massimo impegno e severità, «nella più doverosa trasparenza con le Istituzioni dello Stato». Ricordando poi ai responsabili della comunicazione che «accanto al dovere della denuncia di qualsiasi misfatto» c’è anche quello della «serietà di tali denunce », che «non possono né devono rispondere ad altre esigenze, che non siano il rispetto della verità dei fatti accertati e la dignità di ogni persona».