Una «nuova assunzione di responsabilità e un rinnovato impegno comune da parte dei popoli e delle istituzioni». A questo è sollecitata l’Europa nelle «attuali difficoltà», che «fanno meglio percepire quanto sia necessario ritrovare quello spirito che ha guidato la fase iniziale della costruzione dell’unità europea, caratterizzata dall’attenzione all’anima profonda dei nostri popoli e al loro futuro, senza rimanere prigionieri delle sole logiche dell’economia e dei rapporti di forza tra i diversi Stati».A lanciare questo richiamo è stato ieri mattina il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, chiudendo a Roma i tre giorni di lavori del seminario di studio e di aggiornamento per i vescovi organizzato dalla Cei sul tema Chiesa e confessioni religiose nel sistema dell’Unione Europea.Quell’impegno tuttavia, per il porporato, non basta, perché affinché il «processo di unificazione sia veramente fecondo» è necessario che l’Europa «riconosca le proprie radici cristiane». Per questo, mentre la Ue «cerca la strada per dare nuovo slancio al proprio cammino e in particolare alla propria presenza sulla scena internazionale», è parimenti necessaria «la ricerca di valori condivisi, sul piano di una unità culturale e spirituale alimentata dal dialogo e rispettosa della propria identità spirituale, culturale e civile». Profilo, questo, che rende evidente come l’Europa, «riunita dal punto di vista politico ed economico», abbia bisogno «dell’apporto coesivo che le deriva dai valori e dalla tensione al Trascendente» che le Chiese e le comunità religiose «annunciano, propongono e sostengono” anche “al di là dai confini nazionali».Cammino faticoso, ha osservato Bagnasco richiamando l’Esortazione Ecclesia in Europa, nel quale «i cristiani devono essere in prima fila per lucidità di analisi, seria competenza, generosità di impegno e come convinti "testimoni di speranza"», consapevoli «dell’importanza del patrimonio cristiano per la storia e il futuro dell’Europa, in una prospettiva nella quale anche la nuova evangelizzazione non è il progetto di una cosiddetta "restaurazione"... ma lo stimolo a riscoprire le proprie radici cristiane e a instaurare una civiltà più profonda... più cristiana e perciò anche più pienamente umana».Tale consapevolezza delle radici cristiane, per il presidente della Cei, «non significa negare le esigenze di una giusta e sana laicità – da non confondere con il laicismo ideologico – delle istituzioni europee, ma piuttosto affermare prima di tutto un fatto storico che nessuno può seriamente contestare». Così, «nel processo di sviluppo» della Ue è necessario «da un lato applicare con sempre maggiore coerenza il principio di sussidiarietà, e dall’altro lato riconoscere il contributo peculiare delle Chiese e comunità religiose allo sviluppo della casa comune europea». Bagnasco ha poi ribadito che «interesse principale e fine esclusivo di ogni intervento della Chiesa cattolica, nonché suo spazio naturale di dialogo e di contributo», è la «promozione e la tutela della dignità della persona e della sua centralità etica», richiamando al riguardo l’insegnamento di Benedetto XVI sui "valori non negoziabili". «Principi – ha sottolineato il porporato – comuni a tutta l’umanità», e «come sottolineato» dal Papa «l’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa».
Il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha chiuso ieri il seminario per i vescovi: la dignità umana, priorità da salvaguardare.
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