Medici, casalinghe, imprenditrici, politiche, artiste, insegnanti, mediatrici culturali: qualunque ruolo svolgano nella società, le donne sanno sempre dove andare. Sono state loro la sera di lunedì, 61 donne di ogni età, colte fior da fiore dai vari ambienti palermitani, a guidare il carro della Santuzza. È stato un trionfo il Festino laico di Santa Rosalia, quello che tradizionalmente precede di un giorno la processione dell’urna con le reliquie della santa normanna. Una scelta precisa quella della regista Monica Maimone della Mymoon, incaricata dal Comune: a far muovere lungo il Cassaro il carro trionfale, realizzato anche quest’anno dallo scenografo Renzo Milan, sono state donne e sul carro, oltre alla statua barocca realizza da dallo scultore Domenico Pellegrino, anche cinque statue viventi, che reggono gli 'ultimi' di cui la Santuzza si fa carico: un disoccupato, una donna violata, un anziano abbandonato, un malato, un senza tetto. Il filo conduttore di tutto lo spettacolo è stata proprio l’attenzione ai poveri. Attori e danzatori hanno messo in scena sul piano della Cattedrale la vita di Rosalia, 'Solitaria di Dio', in otto quadri e un prologo, con l’ausilio di proiezioni e video sulla facciata della Cattedrale: è stato ricostruito il percorso che porta la santa a rifiutare i privilegi della sua posizione sociale nella Palermo di epoca normanna e, attraverso il gesto simbolico del taglio dei capelli, a scegliere di dedicare la sua vita agli ultimi. Una storia raccontata con ballerini aerei e danze di fuoco. Fino ad arrivare ai drammi dell’oggi. L’arrivo della peste dal nord Africa nel 1600, che devastò la popolazione palermitana e la cui liberazione è stata attribuita a Santa Rosalia nel 1625, è stato scandito da un suggestivo controcanto in arabo di Thouraya Al Hanbale, libanese d’origine, di madre cristiana maronita e di padre musulmano sunnita, sposa di un siriano, voluta da una direttrice artistica ebrea (la Maimone appunto), esempio in carne e ossa di come religioni e culture diverse possano convivere in pace. È stata lei a riportare lo spettacolo all’attualità, alle tragedie dell’immigrazione: «Come ha fatto la peste ad arrivare da noi? E chi ha contato i nostri morti? Chi li ha pianti?». Eco dello strazio di papa Francesco a Lampedusa appena un anno fa.