Trent’anni esatti. Era la Domenica delle Palme del 1984, Anno santo straordinario della Redenzione, quando Giovanni Paolo II consegnò ai giovani la Croce che sarebbe diventata il simbolo delle Giornate mondiali della gioventù. Trent’anni dopo, domani nella celebrazione delle Palme del 2014, quella Croce verrà consegnata dai giovani di Rio de Janeiro, sede della Gmg 2013, a quelli di Cracovia, dove la Giornata approderà nel 2016. «È il segno che la staffetta della fede inaugurata allora non si ferma – afferma il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici –. Anche perché i giovani hanno preso sul serio la consegna di papa Wojtyla».Rylko ha aperto in questo giorni a Sassone di Ciampino, presso Roma, l’incontro internazionale sulle Gmg, che vede riuniti 250 ragazzi in rappresentanza di 90 Paesi e 45 movimenti ecclesiali, nuove comunità e associazioni giovanili internazionali. Un’occasione per riflettere su questi trent’anni e proiettarsi nel futuro. «Giovanni Paolo II – sottolinea il porporato –, all’atto della consegna, disse: 'Portatela nel mondo come segno dell’amore di Dio per l’umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo c’è salvezza'. I giovani in questi trent’anni lo hanno fatto. La Croce delle Gmg è diventata una specie di aratro che smuove il terreno e lo predispone alla semina che avviene ad ogni Gmg. Ho ancora negli occhi l’immagine del passaggio della Croce nel carcere minorile di Rio de Janeiro con le mani dei giovani detenuti che si protendevano a toccarla. Ma ovunque è passata c’è stata una rinascita di fede e di vita cristiana».
Nell’incontro di questi giorni si parla di Rio de Janeiro. Qual è il suo bilancio della Gmg dello scorso anno? Abbiamo avuto la conferma che le Gmg non sono fuochi d’artificio fini a se stesse, ma appartengono ormai al cammino ordinario della Chiesa. Esse mettono in luce il rapporto dei giovani con Cristo, manifestando una fede gioiosa che non ha timore di mostrarsi pubblicamente e respinge perciò la privatizzazione del credere, come vorrebbe la cultura contemporanea. Quindi contribuiscono ad alimentare il rapporto dei giovani con la Chiesa, non più vista come estranea, ma anzi come amica. Infine le Gmg suscitano scelte vocazionali sia per il matrimonio sia per la speciale consacrazione. Sta avvenendo anche dopo Rio.
Qual è stato lo specifico apporto di papa Francesco? A Rio de Janeiro il Papa ha dimostrato di avere un vero e proprio carisma nel comunicare con i giovani e non ha nascosto di essere veramente felice di stare con loro. Per lui la Gmg costituisce una spinta missionaria di straordinaria forza per tutta la Chiesa, e in particolare, per le giovani generazioni. Quindi anche per Francesco, come per i suoi predecessori, le Gmg sono un grande dono e una gigantesca semina del Vangelo nel cuore dei ragazzi di tutto il modo.
E ora si riparte per Cracovia. Si può già dare un volto alla Gmg del 2016? Torneremo in Polonia a distanza di 25 anni dalla Gmg di Czestochowa del 1991. Nel frattempo è cambiata l’Europa, è cambiata la Polonia ed è cambiata la Chiesa che ci ospiterà. Io penso che dovremo aiutare i giovani dell’Est e dell’Ovest a ritornare all’essenziale della fede, senza lasciarsi fuorviare dalle lusinghe indotte da un modo sbagliato di vivere la libertà. Il tema della Giornata, tratto dalle beatitudini, va proprio in questo senso. Inoltre, la Gmg di Cracovia sarà un modo per ringraziare il Signore della canonizzazione di Giovanni Paolo II, andando nella città in cui ha vissuto e fatto il vescovo per molti anni.
La Gmg ha attraversato tre pontificati. Tratti comuni e differenze di approccio dei tre Pontefici rispetto ai giovani? In estrema sintesi si potrebbe dire che per tutti e tre le Gmg sono laboratori della fede. Benedetto XVI ha aggiunto l’idea della bellezza della fede e Francesco quella della gioia. Il loro insegnamento dunque è perfettamente complementare a quello di Giovanni Paolo II.