«Già nelle prime pagine della Bibbia viene affermato quanto ha sottolineato papa Francesco - e non è la prima volta ieri durante l’udienza delle superiore generali: e che cioè “Dio creò l’uomo a sua immagine: maschio e femmina li creò, donna e uomo”». All’ultima “apertura” del Papa nei confronti delle donne reagisce così suor Giuliana Galli, religiosa cottolenghina, una laurea in sociologia, per vent’anni coordinatrice del volontariato della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino e per due mandati membro del consiglio di amministrazione della Compagnia di San Paolo.
«Per troppo tempo abbiamo relegato le religiose nelle sacrestie ad occuparsi delle pulizie nelle chiese, degli arredi sacri o della catechesi e dell’educazione dei bambini: compiti assolutamente dignitosi e indispensabili ma che non sono gli unici che possono essere assolti dalle donne, sia religiose che laiche. Ci sono altri impegni nella Chiesa e nel mondo civile che possono valorizzare la donna proprio per le sue specificità. E non si tratta solo di far accedere anche le donne al diaconato ma - come ha sottolineato Francesco - di destinarle a ruoli decisionali finora riservati unicamente all’uomo. Ci sono già delle esperienze positive in questo senso anche se il mondo delle religiose è ancora troppo chiuso».
Secondo suor Galli - che tra l’altro è cofondatrice della onlus Mamre, che si occupa di assistenza psicologica ai migranti -, la specificità delle donne di cui parla il Papa deve diventare «un’accoglienza voluta e ufficializzata nella Chiesa e nella società civile non tanto per ricalcare i ruoli di potere ricoperti dagli uomini ma piuttosto perché la donna è stata creata come l’uomo somigliante a Dio». Qual è dunque la specificità femminile che può arricchire la Chiesa? «La donna è portatrice della pienezza di vita perché dà la vita e la prepara dentro di sé: e non mi riferisco solo alla vita biologica, al generare i figli, quanto alla predisposizione all’accoglienza e alla cura tipicamente femminile per l’universo e la casa comune».