lunedì 8 aprile 2019
Per la prima volta parla, don Carminati, il direttore spirituale della quattrodicenne morta di cancro, per la quale il 7 aprile è stata aperta la causa di beatificazione.
Il papà di Giulia durante l'avvio della causa di beatificazione della figlia (foto sito ConGiulia)

Il papà di Giulia durante l'avvio della causa di beatificazione della figlia (foto sito ConGiulia)

COMMENTA E CONDIVIDI

«Chi era Giulia? Una normale ragazza di 14 anni che ha saputo vivere pienamente la sua fede». Si sente ancora l’emozione nella voce di don Luigi Carminati, vicario della parrocchia di Stezzano addetto al Santuario mariano di Nostra Signora delle preghiere (nota con il nome di Madonna dei Campi) in provincia di Bergamo. Proprio in questo Santuario domenica scorsa, 7 aprile, è stata aperta ufficialmente la fase diocesana della causa di beatificazione della ragazza. Nell’ultimo anno di vita di Giulia, don Carminati l’ha seguita giorno dopo giorno lungo un cammino che ha fatto tappa con la morte della ragazza il 19 agosto 2011. «In quell’anno tra noi è nata un’amicizia in un cammino di spiritualità, che davvero ci ha arricchito entrambi» dice il sacerdote che per la prima volta accetta di raccontare in un’intervista la figura di Giulia Gabrieli.

E' nata un'amicizia in un cammino di spiritualità

«Le portavo tutti i giorni la Comunione – racconta il suo direttore spirituale – e insieme abbiamo recitato quotidianamente il Rosario. Ricordo che sino all’ultimo ha vissuto la malattia come "un impegno" della sua vita. Quell’impegno che si era assunta due anni prima ricevendo la Cresima e ascoltando l’invito del vescovo proprio ad assumersi un impegno nella vita. "La malattia sarà il mio impegno" diceva» ricorda il sacerdote bergamasco. «L’ha vissuta con amore – ricorda don Luigi – cercando di scoprire in ogni dettaglio della vita la presenza di Dio, dando senso a tutto, cure e sofferenze comprese».
Eppure Giulia Gabrieli fino alla scoperta del tumore - ma anche dopo - era una adolescente attiva, intelligente e curiosa. Con una grande passione per la danza e le recite a teatro. «Anche la musica le piaceva molto – ricorda il sacerdote –, ma cercava quelle canzoni contenenti un messaggio, dei valori, che aiutassero la riflessione». E questa sua voglia di vita non è mai venuta meno «neppure nei lunghi mesi della malattia e delle cure».

"Ha cercato di essere riflesso della luce di Gesù"

«Ha iniziato un lungo lavoro su se stessa cercando di diventare riflesso della luce di Cristo, consapevole di aver incontrato in Gesù una persona viva». E per essere davvero riflesso della luce di Cristo «pregava sempre per gli altri malati che incontrava nei reparti oncologici ospedalieri in cui si curava. Pregava per i suoi amici. Pregava per gli altri. Soltanto quando la fine era ormai vicina, mi chiese: "Posso pregare anche per me?"».
Una testimonianza di fede giovane nell’età, ma matura nella sostanza. Una testimonianza capace di «mettere in crisi gli adulti che le stavano accanto». Del resto sentirsi dire da una ragazzina di 14 anni "so che questa malattia vincerà su di me, ma io continuo a combattere. Mi spiace di lasciare mamma, papà e mio fratellino, ma quando partirò raggiungerò il mio papà e la mia mamma del Cielo", scuote qualsiasi adulto. Ecco lo sguardo al Cielo - a quel «Gancio in mezzo nel cielo» che da il titolo al suo libro uscito postumo, riprendendo un verso di una canzone di Claudio Baglioni - a cui la stessa Giulia invitava ad avere ai suoi amici e alle persone a cui raccontava la sua storia.

"Per lei Gesù era il punto di partenza di tutto"

«Era un invito forte quello che faceva in vita e continua a fare attraverso le parole che ci ha lasciato – aggiunge don Carminati –. E c’è anche un altro invito che Giulia faceva ai suoi coetanei: quello di non aver paura di parlare e testimoniare Gesù agli altri. Lei non aveva affatto paura a parlarne. Anzi. L’aver incontrato Gesù era per lei la pietra angolare su cui costruire la vita; il punto di partenza per dare senso a tutto il resto». Parole che non hanno perso valore, ma che in questi sette anni dalla sua partenza per il Cielo hanno toccato molti, cambiandone anche la vita. «Davvero – conclude don Carminati – ci ha mostrato come che per lei Gesù era via, verità e vita».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: