venerdì 12 novembre 2010
Domenica 21 novembre in tutta Italia la preghiera per i cristiani perseguitati in Iraq indetta dalla Chiesa italiana. Il cardinale Bagnasco: l'aiuto i Dio per loro e per i loro persecutori. Il Papa nella risposta ad Ahmadinejad: libertà a rischio per i cristiani in Medio Oriente.


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I vescovi e tutta la Chiesa in Italia sono profondamente vicini ai cristiani dell’Iraq, in questi giorni oggetto di violenze e attentati. L’assemblea della Cei, che si è conclusa ieri nella città di San Francesco, ha indetto per domenica 21 novembre, festa di Cristo Re, una giornata di preghiera in tutte le diocesi della Penisola a favore dei cristiani perseguitati in Iraq e per i loro persecutori. Si pregherà inoltre anche per tutti gli altri cristiani "a rischio" in ogni parte del mondo. L’annuncio è stato dato dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella conferenza stampa in cui il porporato ha presentato le conclusioni dell’assise straordinaria e risposto alle domande dei giornalisti sugli argomenti dell’attualità politica ed ecclesiale.Un segno di vicinanza, quello proveniente da Assisi, subito recepito dalla comunità caldea, che attraverso il vicario patriarcale, monsignor Shlemon Warduni, ha espresso la propria gratitudine alla Chiesa italiana. Vicinanza che, del resto, i vescovi italiani hanno dimostrato di avere non solo in una direzione, ma anche e soprattutto nei confronti delle vicende italiane, naturalmente venute in primo piano anche nel botta e risposta di ieri.Bagnasco nelle risposte, non è mai sceso sul terreno sempre scivoloso di singoli personaggi o situazioni, ma ha indicato nella passione per il bene comune e nella difesa dei «valori irrinunciabili» i criteri di riferimento. A chi per esempio gli chiedeva cosa ne pensasse di eventuali elezioni anticipate, il presidente della Cei ha risposto: «Qualunque evento che tocchi la storia del nostro Paese, vorremmo che sia un bene per le persone e per la società intera, un bene autentico, nel senso che affronta i problemi delle persone, delle famiglie, dei gruppi. Auspichiamo quindi che quegli eventi che riguardano le responsabilità alte della politica, e dunque anche le elezioni, siano tutti indirizzati, decisi e guidati in questa direzione». Analogamente per quanto riguarda l’ipotesi di nuovi raggruppamenti partitici intorno a Gianfranco Fini. Senza mai nominare il presidente della Camera o altri leader politici, Bagnasco ha fatto notare: «Le nostre preoccupazioni sono per la gente, per i suoi problemi concreti, familiari, personali, occupazionali. Tutto il resto deve girare attorno a questo. Ciò che è coerente e ordinato a questo scopo, vede sicuramente l’approvazione dell’episcopato e della Chiesa; ciò che non è coerente con questo vede la nostra preoccupazione».Ma allora, gli è stato chiesto, i politici sono tutti uguali? «Sarebbe come dire – è stata la risposta del porporato – che tutti gli uomini sono uguali. Invece siamo tutti uguali e tutti diversi: l’uguaglianza è nella nostra dignità fondamentale di persone umane, ma ognuno porta le proprie qualità, i propri orientamenti, le proprie convinzioni». E questo «vale anche per il mondo politico».Come si devono comportare allora i cattolici impegnati in politica? Bagnasco, dopo aver ribadito, che «i cattolici sono portatori di una visione originale per costruire la città degli uomini», ha richiamato l’esigenza di un’unità, «che non è costitutiva di una parte precisa, ma è un’unità sui valori». Dunque «un impegno irrinunciabile di tutti i cattolici in politica, per essere presenza viva, critica, vivace e propositiva, ovunque si trovino». Alla base di tale unità, ha poi aggiunto il presidente della Cei, «c’è l’etica della vita, come ceppo vivo e vitale dell’etica sociale». Ci sono cioè, come scrive Benedetto XVI nella Caritas in veritate, «i valori che riguardano la vita nella sua integrità, la famiglia, la libertà religiosa ed educativa. Tutti valori – ha ricordato Bagnasco – che a loro volta fanno crescere, alimentano, garantiscono i valori sociali, come il lavoro, la casa, la salute, l’inclusione». A proposito del lavoro, poi, il cardinale ha precisato che nella sua proposta di un tavolo sui problemi dell’occupazione «non c’è alcun intento operativo», poiché darvi corso «non è compito dei vescovi». E quanto alle «lusinghe» di cui aveva parlato nella prolusione, ha spiegato che intendeva riferirsi soprattutto «alle lusinghe del benessere circoscritto al presente, alla sfera materiale. che promettono molto, ma tolgono tutto, soprattutto la speranza». Sul piano dei principi anche la risposta alla domanda sull’etica pubblica e privata. Chiamato a commentare le parole del reggente della Penitenzieria apostolico, mons. Gianfranco Girotti, che ha recentemente definito il sesso a pagamento «contro Dio», il presidente dei vescovi ha affermato che «la dignità della persona è qualcosa di intangibile. Nessuno sia fatto strumento per un altro. La persona è sempre fine e mai mezzo». E soprattutto «la persona è un unicum». «È vero che ci sono sfere diverse nel nostro vivere, ma c’è anche un’unitarietà che ci rende qualcosa di indivisibile, in qualunque momento e in qualunque ambiente».Di qui la sottolineatura della necessità di autentica formazione. La Chiesa, ha ricordato Bagnasco, «ha bisogno di laici dotati di una formazione cristiana autentica e solida, di vita spirituale e di conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, consapevoli delle dinamiche politiche, in modo che possano sempre di più essere lievito e sale nella pasta». Formazione anche in riferimento all’8xmille, per educare meglio le nostre comunità al senso di corresponsabilità, di partecipazione, di solidarietà, che è compito, dimensione della Chiesa». «Tutti noi – ha detto il cardinale – viviamo di carità», incoraggiando a sostenere i sacerdoti con le offerte deducibili. In merito allo scandalo dei preti pedofili, infine, il cardinale ha ribadito che la Cei si atterrà alle linee guida del Vaticano, senza bisogno di emanare ulteriori provvedimenti.
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