Il Papa con monsignor Fisichella in una foto dell'archivio Ansa del 2016
La Giornata mondiale dei poveri è un «segno concreto» del Giubileo straordinario della misericordia del 2016. Così la definisce papa Francesco nella Lettera apostolica “Misericordia et misera” a conclusione dell’Anno Santo con cui ha istituito l’appuntamento. Quella del 2018 è la seconda edizione della Giornata che, secondo le indicazioni del Pontefice, viene celebrare in tutta la Chiesa nella XXXIII domenica del Tempo Ordinario che quest’anno cade il 18 novembre. La Giornata intende aiutare «le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale». Il programma del Papa prevede un pranzo per 3mila poveri nell'Aula Paolo VI, dopo la Messa alle 10 nella Basilica di San Pietro. Decine di associazioni e di realtà del volontariato organizzano mense per i poveri in tutto il mondo Sabato sera a Roma ci sarà una veglia di preghiera per il mondo del volontariato a partire dalle 20 nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
G come Giornata mondiale dei Poveri. E G anche come Giubileo. Nel senso che quella di domani sarà un modo di “prolungare” l’Anno Santo della misericordia. Come del resto sottolinea l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che dell’evento è, per incarico di Francesco, l’organizzatore. «Era proprio questa l’intenzione del Papa – sottolinea –: l’inclusione dei poveri nella via dell’evangelizzazione.
È dunque esatto dire che la Giornata affonda le sue radici nel Giubileo?
Certo. Il Papa istituì questa Giornata per una intuizione avuta durante l’omelia nel Giubileo dei poveri, la domenica precedente alla chiusura della porta Santa di San Pietro. Nella Basilica stracolma di poveri, alzando gli occhi dal testo scritto dell’omelia, aggiunse a braccio: «Quanto vorrei che questa fosse la Giornata mondiale dei poveri». Poi, dopo la Messa, mi disse: «Ha visto? Mi è venuta all’improvviso, adesso ci pensi lei». E infatti nel documento Misericordia et misera il Papa ha inserito il passaggio in cui istituiva la Giornata mondiale dei poveri, per sottolineare che i poveri ci evangelizzano.
In che senso i poveri evangelizzano?
Essi ci ricordano che l’evangelizzazione non va a senso unico dalla Chiesa, da noi pastori, volontari, operatori verso i poveri. Ma è vero che c’è una reciprocità. I poveri sono lì a evangelizzare la Chiesa, i pastori, i fedeli perché ci fanno scoprire contenuti del Vangelo che noi conosciamo forse teoricamente, ma che loro vivono. Nel Messaggio per questa II Giornata mondiale Francesco ricorda che molti poveri si riconoscono nella figura del cieco Bartimeo. Non a caso il motto di questa Giornata è «il povero grida e il Signore lo ascolta». Ma c’è anche chi questo grido lo vuole mettere a tacere, come succede proprio a Bartimeo. La voce del povero dà fastidio perché richiama l’attenzione nei confronti di chi ha più bisogno e tende la mano.
San Lorenzo diceva che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa.
E aveva ragione. Del resto, basta fare un’esperienza al presidio sanitario che abbiamo allestito in piazza San Pietro (che ieri ha ricevuto la visita del Papa, ndr) per rendersene conto. Visitandolo più volte, ho fatto esperienze bellissime. C’era ad esempio un giovane asiatico che voleva essere aiutato a leggere i risultati delle analisi cliniche appena fatte. E quando i volontari lo hanno aiutato, anche altri si sono avvicinati per lo stesso motivo. Gesti semplici che però fanno capire che oltre la prestazione medica, già di per sé importante, c’è bisogno di una prossimità umana che consiste nel parlare, confortare, accogliere. Il senso dell’evangelizzazione è anche questo.
Come viene celebrata la Giornata nelle diverse Chiese del mondo?
C’è un fiorire di iniziative dei vescovi e delle comunità. Proprio giovedì mi è arrivata la notizia che la Cattedrale di Berlino, chiusa per restauro, domenica verrà riaperta appositamente per offrire il pranzo ai poveri. La Giornata è sentita e prende piede sempre di più.
E uno dei fiori all’occhiello è il presidio sanitario in piazza San Pietro, quest’anno notevolmente potenziato.
In effetti l’anno scorso preparammo tutto in soli 15 giorni. Quest’anno ci siamo mossi per tempo e abbiamo costruito un struttura modulare. Il segno è eloquente: un dono del Papa ai poveri presenti in città dentro l’“abbraccio del Bernini” che diventa l’abbraccio suo e della Chiesa. Tutti sono accolti. Senza distinzione di provenienza, età, colore della pelle, lingua: sono i nostri poveri che hanno bisogno di noi. Certo è una goccia d’acqua nell’oceano della povertà, ma è una goccia d’acqua importante, come è confermato dal fatto che vengono diagnosticate malattie anche gravi. So di alcuni casi di epatite C, o della vicenda di un anziano a rischio infarto che dopo la visita dal cardiologo è stato immediatamente ricoverato in ospedale.
Presidio, veglia di preghiera, Messa e pranzo sono i quattro momenti simbolo della Giornata. Possono diventare una catechesi per la pastorale ordinaria degli altri giorni?
Sicuramente. Quanto viene celebrato in questa Giornata è un segno che poi deve trovare riscontro nella vita della Chiesa. Non si parte certamente da zero. Anzi, ogni giorno abbiamo un esercito di volontari che mette a disposizione il tempo, la dedizione, la fatica per combattere tutte le forme di povertà. Le nostre parrocchie, i gruppi, le associazioni, i movimenti sono davvero in prima linea. E quindi la Giornata fa sintesi di quanto viene realizzato nel silenzio della quotidianità.
Si può dire che per un giorno i poveri saranno protagonisti?
Proprio così. Il pranzo di domenica ad esempio sarà di alta classe. Quest’anno viene lo chef dell’Hilton a servire i poveri. E con la sua arte vuole dire: oggi i più importanti siete voi. In tal senso la Giornata è catechesi, per sostenere quanto poi avverrà nel resto dell’anno, secondo l’insegnamento del Papa.
Il messaggio è anche per certi progetti politici che dicono di voler eliminare la povertà?
Quando la Chiesa si fa voce dei poveri, si indirizza anche a coloro che svolgono funzioni politiche: i governi, le istituzioni eonomiche e finanziarie. Perché se ci sono i poveri, c’è anche chi li crea. La povertà non nasce dal nulla, ma da politiche sbagliate che la generano. Il richiamo di papa Francesco è anche per loro.