«Massima chiarezza sugli abusi in Germania» e «La Chiesa opera con rigore per far luce su quanto accaduto in istituti religiosi». Sono questi il titolo e l’“occhiello” con cui
L’Osservatore Romano ha dato notizia delle accuse di presunti abusi nei confronti di minori che hanno lambito il Regensburger Domspatzen. E che hanno mandato in fibrillazione il sistema mediatico italiano per il fatto che il Coro di Ratisbona è stato retto in passato dal fratello del Papa, monsignor Georg Ratzinger, il quale risulta completamente estraneo alla vicenda (e che comunque ieri ha dichiarato: «è nel mio interesse che sia fatta chiarezza»). Il quotidiano vaticano, che nell’edizione precedente non aveva toccato l’argomento, ha pubblicato una cronaca basata sui dispacci di agenzia, aggiungendo però due elementi in più: un comunicato chiarificatore del vescovo dell’antica città bavarese, monsignor Gerhard Ludwig Muller, accompagnato da una nota anonima e dal tono sostenuto in cui si esprime un parere autorevole sulla vicenda.All’inizio del comunicato monsignor Muller spiega che le sezioni di cui si compone lo storico Regensburger Domspatzen sono tre: il Liceo, il Convitto e il Coro, diretto dal Maestro della Cappella del Duomo. Il vescovo di Ratisbona spiega quindi che la scuola elementare che era a Etterzhausen (ed oggi a Pielenhofen), è una specie di scuola preliminare, ma istituzionalmente indipendente, dei Domspatzen. Dopo questa spiegazione preliminare Muller ricorda i due casi di abuso sessuale riportati alla memoria dalle cronache di questi giorni. Nel primo si tratta di un fatto accaduto nell’anno 1958, commesso da parte del vice-direttore della suddetta scuola preliminare. «Appena conosciuto il delitto, – ricorda il comunicato – costui fu rimosso dall’incarico e fu anche condannato penalmente». Nel secondo caso, precisa Muller, si tratta di una persona che lavorò nel 1958 per sette mesi presso i Domspatzen e che, dopo 12 anni, fu condannata per un caso di abuso sessuale. «Attualmente, – puntualizza il comunicato – si sta esaminando se ciò riguardi pure fatti accaduti durante quel periodo di sette mesi presso i Domspatzen». Muller quindi ribadisce che «ambedue i casi erano pubblicamente noti già all’epoca e sono da considerarsi chiusi in senso giuridico» e che «non coincidono con il periodo dell’incarico del Maestro professor Georg Ratzinger (1964-1994)».Così il comunicato del vescovo di Ratisbona, che
L’Osservatore Romano fa seguire da una nota in cui si specifica che «la Santa Sede appoggia la diocesi nella propria disponibilità ad analizzare la dolorosa questione con decisione e in modo aperto, ai sensi delle direttive della Conferenza episcopale tedesca». «L’obiettivo principale del chiarimento da parte della Chiesa è di rendere giustizia alle eventuali vittime», prosegue la nota. Che si chiude con l’affermazione che la Santa Sede è inoltre «grata per questo impegno di chiarezza all’interno della Chiesa e auspica che altrettanta chiarezza venga fatta anche all’interno di altre istituzioni, pubbliche e private, se veramente sta a cuore di tutti il bene dell’infanzia».Un modo non troppo velato per ricordare che la Chiesa, che sta facendo la sua parte ad affrontare il problema degli abusi sessuali nei confronti dei minori, non è – nonostante dal circuito mediatico sembri trasparire il contrario – l’unica istituzione ad esserne coinvolta.