Mettere la famiglia, la formazione, il lavoro, i giovani al centro delle iniziative pastorali della Chiesa e, allo stesso tempo, far sì che anche le istituzioni e «chiunque ha voglia di far migliorare questa società» guardino in maniera meno distratta e più concreta alla famiglia; in sintesi: meno slogan e più fatti. È questa la richiesta espressa dal vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, domenica scorsa, a Pompei, in occasione della Messa e della Supplica alla Madonna del Rosario. In coincidenza con l’apertura della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione», le decine di migliaia di fedeli, giunte da tutta Italia e dall’estero, per la recita solenne della preghiera composta dal beato Bartolo Longo nel 1883, hanno riflettuto sull’importanza della famiglia per lo sviluppo della società. «La Messa che stiamo celebrando, qui oggi, in onore di Maria di Nazaret – ha affermato Galantino – ci aiuta a metterci in sintonia con questo delicato ed entusiasmante momento che, come Chiesa, stiamo vivendo. La famiglia di Nazaret, infatti, non costituisce solo un punto di riferimento per tutte le nostre famiglie, ma è anche culla della Chiesa, luogo del silenzio operoso con il quale si edifica quotidianamente il regno di Dio». Riferendosi al brano del ritrovamento di Gesù tra i dottori nel tempio, il vescovo ha aggiunto che «dopo il dialogo tra Gesù e i suoi genitori, il cammino della Santa Famiglia riprende verso un altro Santuario: la casa di Nazaret. Non solo pellegrinaggio verso Gerusalemme, dunque, ma anche pellegrinaggio verso Nazaret. Infatti, mentre il tempio di Gerusalemme è il luogo dell’incontro della famiglia con Dio; la casa di Nazaret, come tutte le nostre case, è il luogo dell’incontro e della vita ordinaria della famiglia, nei quali scopriamo di cosa è fatta la santità di questa famiglia». Ispirato dall’insegnamento di papa Francesco, Galantino ha parlato di «Chiesa in uscita » che «si coglie non tanto nelle roboanti iniziative, nei fuochi d’artificio o nelle accattivanti proposte, ma nel rispondere, in modo adeguato a ciascuna generazione, ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura». La Chiesa dunque deve scendere in strada dove ci sono cose meravigliose, ma s’incontra anche la sofferenza, l’abbandono, la violenza. Nel saluto introduttivo, l’arcivescovo-prelato di Pompei, Tommaso Caputo, ha ricordato tutte le opere di carità ancora oggi attive. «Dopo 131 anni questa terra benedetta da Maria, attraverso l’opera del suo apostolo, il beato Bartolo Longo – ha detto –, è ancora un centro pulsante di amore a Dio e agli uomini. Un fucina di preghiera e di carità dove all’incessante apostolato si affiancano numerose opere sociali». Al termine della celebrazione, lo stesso arcivescovo Caputo ha riferito ai fedeli presenti, tra cui un gruppo di pellegrini polacchi e numerosi ucraini, che papa Francesco, durante l’Angelus da piazza San Pietro, ha invitato «tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la materna intercessione della Vergine Maria». Ed ha aggiunto di associarsi «spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale 'Supplica' alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero». Hanno concelebrato Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta, l’arcivescovo Luigi Travaglino, nunzio apostolico nel Principato di Monaco, e gli emeriti, di Nocera- Sarno, Gioacchino Illiano, e di Aversa, Mario Milano.