lunedì 21 ottobre 2019
Alcune statuette in legno, che raffiguravano donne indigene incinte, sono state sottratte dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina e gettate nel Tevere. Nessuna rivendicazione
Un frame del video che documenta il furto delle statuine dalla chiesa

Un frame del video che documenta il furto delle statuine dalla chiesa

COMMENTA E CONDIVIDI

Alcune statuette in legno, che rappresentavano donne indigene incinte, sono state rubate dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina, a pochi passi da piazza San Pietro - dove sono esposti altri oggetti amazzonici, in relazione al Sinodo straordinario dei vescovi sull'Amazzonia, in corso in Vaticano - per essere poi gettata nel Tevere, come testimonia il video girato dagli stessi autori del furto e postato su internet.

Nei quattro minuti del video si vede un uomo entrare nella chiesa e sottrarre le statue Pachamama esposte in una nelle navate. Successivamente si avvia verso Ponte Sant'Angelo da dove lancia in acqua le statue. Il video è senza commento né rivendicazioni di alcun tipo.

"Abbiamo appreso dai social network di questo gesto - ha commentato Paolo Ruffini, prefetto del dicastero vaticano per la comunicazione -. Posso solo dire che rubare qualcosa da un luogo, per di più sacro, è una bravata, un gesto privo di senso, che contraddice lo spirito di dialogo che dovrebbe sempre animare tutti: un furto che si commenta da solo".

Le statuette erano state portate da un gruppo di indigeni per il Sinodo per l'Amazzonia ed erano state esposte per la prima volta curante la cerimonia, a inizio Sinodo, nei giardini vaticani e avevano acceso, fin da subito, le passioni della blogsfera ultra, la quale le avevano trasformato in un “affaire” parallelo al Sinodo. Secondo l’interpretazione di una giornalista, l’immagine sarebbe stata una rappresentazione poco opportuna della Vergine Maria oppure una sacralizzazione della Pachamama, la Madre Terra.

Invano, sia il prefetto del dicastero della Comunicazione, Paolo Ruffini, sia padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per la comunicazione, avevano spiegato che la statua non nascondeva alcun significato recondito. Era esattamente ciò che era: una donna indigena incinta. Certo, dato che per i nativi l’Amazzonia è associata all’immagine femminile, si poteva associarla con la regione, portatrice di vita per se e per il mondo. Ruffini aveva anche invitato anche a non vedere il male dove non c’è. Ora l’epilogo, con il furto delle statue e il lancio nel Tevere.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI