Un momento della Messa di chiusura dell'Assemblea del Sinodo dei vescovi - Vatican Media
Anche la domenica che segna la chiusura della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata alla Chiesa sinodale ha visto il Papa lanciare un forte appello per la pace, prima e pressante preoccupazione di Francesco, che non cessa di pregare per le vittime dei cruenti conflitti in corso. E così, ricordando che oggi, 28 ottobre, a Ginevra si aprirà una conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa a 75 anni dalle Convenzioni di Ginevra, il Pontefice ha auspicato che questo evento aiuti a «risvegliare le coscienze affinché, durante i conflitti armati, siano rispettate la vita e la dignità delle persone e dei popoli, come anche l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto, in osservanza del diritto internazionale umanitario. È triste vedere come nella guerra, da qualche parte, si distruggono gli ospedali e le scuole».
Parole cui fanno eco, poco dopo, quelle in cui Francesco è tornato a rivolgere il pensiero alle popolazioni in guerra: «Continuiamo a pregare per la pace, specialmente in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, perché si ponga fine all’escalation e si metta al primo posto il rispetto della vita umana, che è sacra! Le prime vittime sono tra la popolazione civile: lo vediamo tutti i giorni. Troppe vittime innocenti! Vediamo ogni giorno immagini di bambini massacrati. Troppi bambini! Preghiamo per la pace».
La Messa presieduta in San Pietro la mattina, invece, è stata l'occasione per il Papa per indicare il tratto fondamentale di quella "Chiesa sinodale" sulla quale per 25 giorni si è dibattuto all'Assemblea del Sinodo dei vescovi, ultimo atto del lungo cammino sinodale apertosi nel 2021 e conclusosi di fatto sabato con l'approvazione del documento finale.
Il Sinodo, ha detto il Pontefice riferendosi al Vangelo del giorno con il racconto della guarigione del cieco Bartimeo, «ci spinge a essere Chiesa come Bartimeo: la comunità dei discepoli che, sentendo il Signore che passa, avverte il brivido della salvezza, si lascia svegliare dalla potenza del Vangelo e inizia a gridare verso di Lui. Lo fa raccogliendo il grido di tutte le donne e di tutti gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri, degli emarginati, dei bambini schiavi di lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per il lavoro; la voce spezzata, sentire quella voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce o perché si è rassegnato. Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e – voglio dirlo, forse qualcuno si scandalizza – una Chiesa che si sporca le mani per servire il Signore».
Una provocazione, che fa il paio con quella lanciata in seguito, a partire dall'immagine del cieco guarito che si alza e segue Gesù lungo le strade: «Questa è un’immagine della Chiesa sinodale - ha detto il Papa -: il Signore ci chiama, ci rialza quando siamo seduti o caduti, ci fa riacquistare una vista nuova, affinché alla luce del Vangelo possiamo vedere le inquietudini e le sofferenze del mondo; e così, rimessi in piedi dal Signore, sperimentiamo la gioia di seguirlo lungo la strada. Il Signore lo si segue lungo la strada, non lo si segue chiusi nelle nostre comodità, non lo si segue nei labirinti delle nostre idee: lo si segue lungo la strada. E ricordiamolo sempre: non camminare per conto nostro o secondo i criteri del mondo, ma camminare lungo la strada, insieme, dietro a Lui e camminare con Lui».
Da qui il ritratto della Chiesa sognata da papa Francesco: «Non una Chiesa seduta, una Chiesa in piedi. Non una Chiesa muta, una Chiesa che raccoglie il grido dell’umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo».
Questa è la Chiesa sinodale, ha concluso quindi il Pontefice: «Una comunità il cui primato è nel dono dello Spirito, che ci rende tutti fratelli in Cristo e ci eleva verso di Lui». Quindi, ha chiesto alla fine Francesco, «per favore, deponiamo il mantello della rassegnazione e affidiamo al Signore le nostre cecità. Mettiamoci in piedi e portiamo la gioia del Vangelo, portiamola per le strade del mondo».