La famiglia Zauli. Il secondo da destra è fra’ Pietro
Essere sacerdote per sempre, in eterno. Certo. Ma avendo rispetto alla media degli altri candidati al presbiterato un modello e un punto di riferimento in più: il proprio padre Luca, diacono permanente dal 1997, rimasto vedovo nel 2012 e divenuto nel 2018 sacerdote per l’arcidiocesi di Bologna. È la vocazione ma anche la storia dal sapore particolare del domenicano bolognese 26enne, fra’ Pietro Zauli. Domani alle 15.30 il religioso assieme ai confratelli Michele Lasi, nato nel 1990, e Giovanni Ruotolo, classe 1971, verrà ordinato presbitero nella Basilica di San Domenico a Bologna. A presiedere il rito sarà il cardinale arcivescovo Matteo Maria Zuppi. Nella stessa celebrazione riceveranno l’ordinazione diaconale altri due figli di san Domenico: Salvatore Di Fazio, 39 anni, e il trentenne Paolo Peruzzi.
Domenica, in tre momenti diversi della giornata, i preti novelli dell’Ordine dei predicatori celebreranno la loro Prima Messa nella Basilica patriarcale dedicata al compatrono di Bologna, Domenico di Guzmán, di cui quest’anno ricorrono gli 800 anni dalla morte (1221-2021).
Un evento vissuto con una partecipazione singolare proprio da questo giovane domenicano, nato il 9 settembre 1994, che conseguita la maturità scientifica al liceo “Malpighi” decide di vestire «dopo un approfondito periodo di discernimento vocazionale guidato dall’autorevole esperto di teologia sacramentaria, padre Attilio Carpin», il tradizionale abito bianco e nero dei domenicani nel 2015. «Per me rappresenta una “coincidenza” davvero provvidenziale – dice il giovane frate – ricevere l’ordinazione presbiterale dall’arcivescovo Zuppi: perché è lo stesso presule che consacrò sacerdote mio padre quasi tre anni fa». E pensando all’evento di domani annota: «Dio mi dona il Sacerdozio di Cristo non oso immaginare di ricevere un dono più grande di questo».
Il 2018 rappresenta infatti per fra’ Pietro un punto di svolta, quasi uno zenit, della sua vocazione al sacerdozio. Non solo per lui ma anche per tutta la sua famiglia composta da altri due fratelli, Andrea, oggi storico di professione, e Paolo, classe 1998. «Il giorno precedente al mio compleanno, l’8 settembre 2018, feci la professione solenne tra i domenicani emettendo i voti perpetui di castità, povertà e obbedienza ed esattamente una settimana dopo, il 15 settembre, mio padre riceveva la consacrazione sacerdotale».
Il neo presbitero ha 26 anni. Verrà consacrato dal cardinale Zuppi.
Ma quel settembre 2018 simboleggia per la famiglia Zauli qualcosa di più. «Il 22, giorno del compleanno, mio fratello Paolo, il più piccolo della “nostra” tribù familiare, decide di vestire l’abito dei frati domenicani, iniziando il suo noviziato nell’Ordine». E aggiunge un particolare degno di nota: «Paolo è stato l’unico di noi tre figli ad aver avuto il privilegio di essere battezzato da mio padre Luca che era divenuto diacono nel 1997». Un’impronta quella della vocazione a servire Gesù, per fra’ Zauli, vissuta nel solco della Provvidenza. «Nella mia famiglia tutto questo è particolarmente luminoso, perché il coinvolgimento è essenzialmente identico: siamo chiamati allo stesso sacerdozio con mio padre e alla stessa consacrazione religiosa con mio fratello Paolo. Davvero la vocazione di uno solo non è mai un evento solitario, ma a suo modo coinvolge tutti, benefica tutti».
Ma a rendere così fecondo tra le mura domestiche questa attenzione a una concreta scuola di Vangelo e di adesione al magistero della Chiesa sono stati anche altri fattori. «Siamo stati educati alla fede e a seguire la volontà di Dio dai nostri genitori. Grazie a loro ho imparato il valore del catechismo e a leggere in profondità la Summa theologiae di san Tommaso d’Aquino. Ho sempre vissuto come un piccolo segno della Provvidenza la partecipazione dei miei genitori negli anni Ottanta agli studi teologici e filosofici tenuti a Bologna dal carismatico frate ceco e oggi servo di Dio Tomáš Týn (1950-1990), proprio qui nel convento di San Domenico. Mia madre Gabriella, filosofa di formazione, tra l’altro era atea e proveniva da una famiglia anticlericale e comunista. Si convertì proprio nel complesso di San Domenico, approfondendo la filosofia e la teologia cristiane, grazie all’incontro con alcuni sacerdoti sapienti. La conversione, quando è vera, è contagiosa. Anche attraverso quegli studi avvenne per i miei genitori il dono della loro conversione al cattolicesimo, sbocciò il loro amore che li portò al fidanzamento e e quindi al matrimonio».