venerdì 2 maggio 2014
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«Ragazzi, chi non salta mafioso è». Un po' per lo slogan da sana tifoseria, un po' perché lui è personaggio amato e ascoltato, un po' perché - senza indugio - si è messo a saltare lui per primo, il vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, ha fatto centro. Tutti a saltare, migliaia di giovani divenuti una cosa sola, e una voce sola, contro la mafia. Don Franco, come lo chiamano i fedeli della diocesi siciliana ha scatenato l'entusiasmo della platea di «Giovaninfesta», la manifestazione per il Primo maggio che si è tenuta ieri a San Giovanni Gemini. Si era appena parlato di criminalità organizzata, con la testimonianza dell'imprenditrice antiracket Elena Ferraro. Il vescovo ha preso la parola per spronare i giovani a salvaguadare la loro onestà, e il loro territorio. Non è la prima volta che lo fa, monsignor Montenegro. Altre volte ha detto "no" con coraggio. E ieri ha chiesto ai giovani di dimostrare loro da che parte stanno. «Alzi la mano chi non è per la mafia». E ancora: "Siete liberi o prigionieri?». Fino a quella provocazione da stadio, schietta e vincente. E a quel gesto, immediato e irresistibile: un vescovo che inizia a saltare, un tutt'uno con i suoi giovani.
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