Stradine di campagna, villette in mezzo ai prati precedute da ampie cancellate. Ognuna con la sua bandiera della Gmg sventolante sotto il cielo di Polonia: segno che in quelle famiglie si stanno ospitando ragazzi stranieri. E se magari in casa non c’era spazio, nessuno sta con le mani in mano: si cucina e si portano torte, si preparano panini, si offrono bottiglie di succo di mela ai giovani con lo zaino e i calzoncini corti che parlano mille lingue astruse, ognuno pronto a partire per la sua avventura quotidiana…
E’ così che Bolechowice, villaggio di 3.500 anime una ventina di chilometri a nord-ovest di Cracovia, si è trasformata in una sorta di capitale nazionale dell’accoglienza. Dovunque in Polonia le famiglie hanno ospitato ragazzi da ogni parte del mondo con una generosità esemplare, ma qui forse c’è la concentrazione maggiore: l’organizzazione aveva chiesto posto per 450 pellegrini, ne sono spuntati ben 960.
E oggi Bolechowice è affollata di ragazzi tedeschi e austriaci, sudamericani e spagnoli; c’è anche un vescovo francese, alloggiato in una giovane famiglia con 4 bambini, e una decina di adulti accompagnatori, che hanno trovato casa dalle 4 suore che gestiscono la scuola parrocchiale… Praticamente uno ogni tre abitanti, lattanti e anziani compresi. Non solo: grazie al lavoro del parroco e del giovane vice, fra Michal Kania, 30 anni, da due anni tutto il paese si sta preparando al grande evento.
I ragazzini delle scuole superiori si sono arruolati tra i volontari: la mattina distribuiscono i panini per la giornata, fanno da interpreti tra i puù anziani, che non conoscono l’inglese, e i pellegrini, organizzano i trasporti verso Cracovia, offrono informazioni e amicizia. Julia, 16 anni, aspetta i ragazzi con i panini pronti e sorride: “A casa mia ci sono 4 ragazze austriache”. “Da me 5”, le fa eco Ola, 19 anni. In altre due case sono stati accolti rispettivamente 10 ragazzi e 10 ragazze. Dormono nei sacchi a pelo in salotto ma al mattino trovano torte tiepide e sorrisi, i nonni schierati con caffè e succo di mela al pari dei nipoti.
In pratica, 150 famiglie hanno ospitato pellegrini, alcuni in gran numero.
La media però si alza considerevolmente se si prende in esame ciò che accade nel retro di casa Wolski, lungo una viuzza sterrata che scorre accanto alla strada principale del paese. Dietro la villetta è sorta un vero e proprio accampamento: 10 grandi strutture militari straripanti di brandine, zaini, magliette, felpi, mantelline per la pioggia sempre in agguato… In tutto 300 ragazzi da Germania, Austria e Brasile, che scorrazzano in giardino sotto gli occhi premurosi di papà Robert, 41 anni, di mamma Malgozata (Margherita), 40, e dei loro due figli Jacob e Carolina, 19 e 14. Hanno voluto mettere in piedi questa mega-accoglienza principalmente perché lui, ora imprenditore con un discreto successo, sente di avere un debito: era un alcolista all’ultimo stadio e decise di curarsi quando, in ospedale, seppe della morte di Giovanni Paolo II. “Ne sono orgoglioso, sono la dimostrazione che se ne può uscire. Io ho smesso di bere per amore della mia famiglia e grazie alla fede”, dice ora Robert.
E l’accampamento per i giovani della Gmg nel giardino di casa è un po’ il saldo di quel debito. Così mostra orgogliosa le 10 docce (“Con l’acqua calda, eh!”) montate sul prato, i 10 wc, i lavandini e poi la tenda-mensa e quella – assai apprezzata – per la ricarica dei cellulari.
Robert sorveglia con il fratello Kuwasz la logistica, Malgorzata supervisiona gli approvvigionamenti, che arrivano da un amico ristoratore. Altre amiche preparano i rinforzi: torti e dolcetti. Altre ancora portano il latte e il the. Per la cena il menù oggi prevede carne di maiale alla polacca, i pierogi (tortellini locali), insalata, frutta e dolce. “Il parroco due anni fa ci ha detto che chi non poteva ospitare in casa poteva rendersi utile in altri modi. E così è stato: tutti qui in paese fanno qualcosa”, dice Malgorzata.
Padre Michal (a sinistra) con Robert Wolski
“E’ cosa risaputa che i polacchi sono credenti e molto ospitali – commenta un indaffaratissimo padre Michal Kania –. Ma anche per noi questa esperienza è utile: accanto a persone credenti di altri Paesi, con altre abitudini, possiamo arricchire la propria fede
I tre gruppi diversi ospitati nella tendopoli dei Wolski – austriaci, tedeschi e sudamericani di Brasile e Nicaragua – stanno insieme la sera, cantano e suonano la chitarra, pregano insieme. “A mezzanotte si dorme, però”, aggiunge Robert.
“Sì, qui si sta bene. Io sono alla mia quarta Gmg – racconta Johannes Rapps, 26 anni di Wurzburg, Germania -. Sono qui per approfondire la mia fede, confrontarmi con altre persone e creare amicizie”. Tra le tende di Bolechowice sembra tutto più facile.