Famiglia, giovani e vocazioni: sono le principali linee pastorali che il cardinale Angelo Bagnasco ha raccomandato all’arcidiocesi di Genova nella Lettera scritta a conclusione della visita pastorale che ha svolto tra il 2007 e il 2013. Il testo è rivolto «ai confratelli nel Sacerdozio e nel diaconato, alle persone consacrate, ai consigli pastorali, alle associazioni, movimenti e gruppi e al popolo di Dio che è in Genova ». Al termine della Lettera, il cardinale ha ricordato che «siamo nel biennio della famiglia» per cui chiede la costituzione in ogni parrocchia di «gruppi di famiglie per la preghiera e l’aiuto reciproco», l’attenzione nella «formazione dei genitori dei ragazzi del catechismo e delle associazioni » e l’impegno pastorale nella benedizione delle famiglie perché «il sacerdote (anche se non è il parroco), che va fino alle case della gente, è un segno di prossimità e di evangelizzazione». In merito alla pastorale giovanile, il porporato ha sottolineato che «a Genova la denatalità è molto elevata» e questa «è una ragione in più per avere cura di bambini, ragazzi, giovani ». Tra le proposte Bagnasco ha raccomandato 'vivamente' il pellegrinaggio a Lourdes per i ragazzi del biennio delle scuole superiori. «Vorrei che diventasse anche questa una tradizione della diocesi: una forte esperienza di fede, di Chiesa e di servizio». Ha anticipato che nell’anno pastorale 2016/2017 l’attenzione dell’arcidiocesi sarà la «Missione dei giovani ai giovani» preceduta da un biennio di preparazione e sensibilizzazione. Infine, sulla pastorale vocazionale, il cardinale ha chiesto «che si intensifichi in tutte le comunità la preghiera-adorazione per le vocazioni sacerdotali e religiose». Tutto il testo è costellato di riflessioni ed indicazioni pastorali. Tra queste il rischio «di pensare che un buon cristiano è solo quello che viene alla santa Messa, che si dà da fare in comunità e che partecipa a qualche gruppo». «Questo – ha spiegato – è bello e desiderabile, ma non può essere così per tutti». Infatti, «ci sono persone impedite dagli impegni di lavoro o di famiglia; che non riescono a vincere la timidezza; che non si sentono incoraggiate o richieste e temono di disturbare». A questo si aggiunge il fatto che «la prima vocazione dei laici è quella di animare cristianamente le realtà temporali» per cui «sarebbe un controsenso che un cristiano facesse dei servizi in chiesa, e nella società civile fosse assente ». Infatti, «nessuno può disinteressarsi di ciò che accade nella società e dove essa stia andando ». Da qui la riflessione sulla famiglia, «incomparabile cellula e fondamento della società umana», e sulla necessità di «politiche familiari di difesa e sostegno che auspichiamo, per il nostro Paese, diventino più concrete ed efficaci» nonché il richiamo a parlare con «una sola voce nella dottrina della fede». «Le parrocchie – scrive ancora Bagnasco – sono punti stabili in mezzo ad una società instabile, che sembra sfondata perché distrugge in modo forsennato tutti i suoi fondamenti: basta pensare alla inviolabilità della vita umana, alla famiglia naturale, e al taglio delle proprie radici religiose e culturali». Sembra che «che la nostra civiltà sia malata di un triste complesso di colpa di fronte al mondo, e voglia far dimenticare le proprie origini cristiane ». Per questo l’arcivescovo esorta «a continuare questa presenza fedele e affidabile nel vostro quartiere e vicariato» e «ad avere tutti un solo sentire e un solo parlare nella dottrina e nella morale cattolica, affinché nessuno rimanga disorientato».