Teologia e pastorale hanno bisogno l'una dell'altra. Infatti «limitarsi a un puro pragmatismo è una tentazione disastrosa della pastorale. D’altronde la ricerca teologica deve partire dagli interrogativi emergenti della vita pastorale». Lo ha detto l'arrcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, nella prolusione con cui ha inaugurato, giovedì 14 novembre, l'anno accademico 2019-2020 della Facoltà teologica pugliese, del quale è Gran Cancelliere. Il presule ha dunque proposto di avviare una approfondita riflessione in tal senso. «Qual è lo specifico di una teologia pastorale che bene articoli gli orientamenti della Chiesa
universale e italiana con le sfide della Chiesa pugliese a partire da una lettura teologica delle nostre pratiche pastorali?».
Per Cacucci serve dunque «una teologia dell’azione pastorale che, lungi dal limitarsi ad una fenomenologia della pratica, risponde alle istanze più diverse del nostro tempo». Una maniera di fare teologia - ha quindi aggiunto - che non si limita a trattare temi teologici già definiti, ma che è capace di avviare processi, per l’elaborazione di un pensiero originale. Per incamminarci in questa prospettiva, mi sembra fecondo formulare l’ipotesi beninteso ardua, secondo cui l’elaborazione di un originale teologico di lettura della pratica pastorale in stile «dialogico-sinodale» potrebbe aiutare la nostra facoltà a sviluppare un pensiero teologico-pastorale proprio (made in Puglia), ripensando e riconvertendo la stessa pratica pastorale».
L'arcivescovo di Bari-Bitonto ha anche elencato una serie di sfide della pastorale in Puglia: da quella ecumenica («la comprensenza del mondo bizantino e di quello latibno in terra pugliese costituisce una ricchezza incommensurabile per la nostra Chiesa»; e a tal proposito Cacucci ha ricordato l'incontro sul Meditteraneo frontiera di pace del prossimo mese di febbraio) a quella sociale («la Puglia crocevia di popoli») a quella culturale, con la pregnanza della pietà popolare «semplice, ma solida, legata alle proprie radici storiche»). Per poi concludere: «Per fare teologia pratica non possiamo esimerci dal collocarci nella rotta della Chiesa del nostro tempo a tutti i livelli. La rotta che essa persegue è quella di uno stile ecclesiale sinodale.
In questa direzione, emerge l’appello a passare una teologia pratica che si limita soltanto a rilevare dei problemi pastorali per tentare di fornirne una risposta teologica ben inquadrata». Tuttavia, ha sottolineato il presule, «questa nuova prospettiva, ci invita ad essere vigilanti per evitare ogni giustapposizione nella maniera di concepire il rapporto teologia-pratica o fede-cultura, mettendoci nelle condizioni di osare un’articolazione che ci permetta di cogliere più in profondità e in maniera sempre nuova la bellezza della nostra fede. Auspico che la nostra Facoltà Teologica Pugliese possa proseguire per questo cammino, affinché diventi un cantiere aperto che abbia il coraggio di produrre una riflessione teologica sempre più creativa, audace e profetica per il nostro tempo».
Il preside della Facoltà, don Vito Mignozzi, ha ricordato il cammino compiuto nell'ultimo anno. Il numero degli studenti, innanzitutto: in totale si tratta 368 persone. Di questi 15 sono in cammino verso il dottorato, 25 gli iscritti ai due cicli di licenza, 257 gli studenti del ciclo istituzionale, 56 i fuori corso e 15 gli uditori. A questo numero, ha fatto notare il preside, deve aggiungersi anche quello degli iscritti presso i quattro istituti mentropolitani collegato accademicamente alla Facoltà, che oggi risulta essere di 494 studenti. I docenti invece sono 71. Nello scorso anno accademico 70 sono stati gli studenti chehanno concluso il ciclo istituzionale conseguendo il primo grado di baccalaureato in Teologia; 8 sono stati quelli che hanno conseguito il titolo di licenza . «Anche i dati provenienti dagli Istituti Superiori di Scienze Religiose sono confortanti - ha notato Mignozzi -. Sempre nello scorso anno accademico sono stati conferiti 120 titoli di Laurea Triennale in Scienze Religiose e 104 di Laurea Magistrale».
Il preside ha concluso: «Dialogo e lavoro “in rete” dovranno essere i tratti di uno stile caratterizzante il nostro essere Facoltà. Ci sono necessari per far crescere «un’autentica cultura dell’incontro» (VG, 4b) anzitutto all’interno della nostra stessa istituzione. Solo facendo crescere il senso di una comune appartenenza, le peculiarità e le specificità non saranno mortificate, ma al contrario potranno trovare la loro migliore valorizzazione a vantaggio di tutti».