La grande Veglia, iniziata ieri sera alle 23 e che si è conclusa verso le 4 di stamattina. E oggi alle 12 il secondo ufficio, il cosiddetto “vespro dell’amore”. Sono le liturgie che segnano la Pasqua ortodossa anche nella chiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia, Cattedrale dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, facente capo al patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Una Pasqua, com’è stato notato, che arriva quest’anno oltre un mese dopo quella cattolica e che evidenzia ancor di più quella distanza, non solo di calendario, che è desiderio di molti, del Papa in primis, superare. Anche se le resistenze sembrano insormontabili... «Sicuramente quello di festeggiare insieme, ortodossi e cattolici, lo stesso giorno la grande festa della Pasqua è un obiettivo per il quale prima di tutto dobbiamo pregare – commenta da Venezia l’archimandrita Evangelos Yfantidis, che dell’arcidiocesi di Italia e Malta è il vicario generale –. Attualmente resta una questione delicata. Dobbiamo pregare molto, perché il Signore ci illumini, esattamente come dobbiamo fare per la cosa più importante che è l’unità dei cristiani». Si tratta quest’anno di una Pasqua speciale anche perché cade un mese e mezzo prima del Concilio panortodosso che inizierà il 19 giugno a Creta. «Ma non si tratta di un “Concilio” e non è “panortodosso”...» precisa subito l’archimandrita: «Non è un Concilio perché nella Chiesa del primo millennio si parla sempre di “Sinodi”, che diventano poi “Concilii” quando le decisioni prese sono accettate da tutto il corpo della Chiesa, non solo dai firmatari. Non è “panortodosso” perché il nome dell’avvenimento di Creta, scelto da diversi anni è: “santo e grande Sinodo della Chiesa ortodossa”. È molto importante perché si vuole esprimere in modo solenne che la Chiesa ortodossa è una, non è una federazione di Chiese. Si può aggiungere che questo titolo di “grande e santo Sinodo” non è certo la prima volta che viene usato: anche il Concilio di Nicea fu convocato con tale dizione». I preparativi per l’evento di Creta «vanno molto bene» a detta sempre dell’archimandrita, «si sta organizzando tutto per ricevere i circa 400 vescovi, arcivescovi metropoliti e patriarchi che arriveranno, più gli osservatori e il seguito delle delegazioni ufficiali delle 14 Chiese autocefale». Si tratta di un appuntamento molto sentito anche dai fedeli, non solo dalla gerarchia: «Questo perché è un Sinodo non di carattere dogmatico o organizzativo, come qualcuno potrebbe intendere leggendo i testi preparatori, ma pastorale, e in quanto tale tocca la vita dei fedeli. Pensiamo al tema del rapporto della Chiesa ortodossa con le altre Chiese cristiane: gli ortodossi che sono in diaspora, come siamo anche noi in Italia, sono i primi a venire in contatto con altri fratelli cristiani». Infine, la Pasqua ortodossa di quest’anno cade dopo l’incontro storico tra il Pontefice e il patriarca di Mosca Kirill. Per Evangelos è stato un momento «molto bello, un passo in più sulla strada aperta da Paolo VI e dal grande patriarca ecumenico Atenagora e poi continuata da tutti i loro successori. Anche la dichiarazione congiunta è stata importante, e a leggerla con attenzione si possono cogliere gli echi di altre dichiarazioni firmate in questi decenni da Papi e patriarchi ecumenici». Infine, come auguri di Pasqua, il vicario generale dell’arcidiocesi ortodossa rivolge alla Chiesa italiana le parole usate dall’arcivescovo Gennadios nel suo messaggio diffuso per la festa di oggi: «I fedeli puri di cuore sentono la voce della Risurrezione, i segni più sensibili della Resurrezione di Dio, hanno la grazia, ricevono i beni della Resurrezione, l’immortalità e la vita eterna». E aggiunge Evangelos: «Che tutti possiamo possiamo avere un cuore puro come ci chiede Dio».
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