venerdì 12 novembre 2010
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L'Esortazione apostolica di Benedetto XVI «Verbum Domini», presentata ieri in Vaticano, è il frutto della XII Assemblea generale del Sinodo su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» che si è celebrato nell’ottobre 2008. Il documento porta la data del 30 settembre, memoria liturgica di san Girolamo, a cui la tradizione attribuisce la Volgata, il testo latino di riferimento della Bibbia. È lungo quasi 200 pagine e costituisce, come ha sottolineato la Radio Vaticana «un appassionato appello rivolto dal Papa ai pastori, ai membri della vita consacrata e ai laici a "diventare sempre più familiari con le Sacre Scritture", non dimenticando mai "che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa"».L’esortazione è articolata in tre parti, la prima titolata Verbum Dei, la seconda Verbum in Ecclesia, l’ultima Verbum mundo. E interviene su numerose questioni. Riguardo all’esegesi ribadisce i «tre criteri di base per tenere conto della dimensione divina della Bibbia» e cioè: «1) interpretare il testo considerando l’unità di tutta la Scrittura; questo oggi si chiama esegesi canonica; 2) tenere presente la Tradizione viva di tutta la Chiesa; e, infine, 3) osservare l’analogia della fede». ll Papa critica invece l’interpretazione fondamentalista della Bibbia. «Il "letteralismo" propugnato dalla lettura fondamentalista in realtà rappresenta un tradimento sia del senso letterale che spirituale – scrive – aprendo la strada a strumentalizzazioni di varia natura, diffondendo, ad esempio, interpretazioni antiecclesiali delle Scritture stesse». E osserva che «la rivelazione dell’Antico Testamento continua a valere per noi cristiani», visto che lì si trova «la radice del cristianesimo». Da qui deriva un «legame peculiare tra cristiani ed ebrei, un legame che non dovrebbe essere mai dimenticato». Parola e liturgiaRiguardo alla liturgia l’Esortazione auspica una «maggior cura della proclamazione della Parola di Dio», e ribadendo l’opportunità di un direttorio omiletico invita poi ad evitare «omelie generiche ed astratte come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione del predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico».Dialogo con le altre religioniIl documento offre anche spunti a riguardo del dialogo con le altre religioni e l’islam in particolare. Benedetto XVI auspica poi che «i rapporti di fiducia, instaurati da diversi anni, fra cristiani e musulmani, proseguano e si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso». Ma aggiunge che «il dialogo non sarebbe fecondo se questo non includesse» la «reciprocità in tutti i campi» e il riconoscimento della «libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza». «Ci stringiamo – si legge poi nell’Esortazione – con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa in particolare, che in questo tempo rischiano la vita o l’emarginazione sociale a causa della fede». «Nel contempo – afferma ancora il documento – non cessiamo di alzare la nostra voce perché i governi della Nazioni garantiscano a tutti la libertà di coscienza e di religione, anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente».«La Chiesa – afferma Benedetto XVI – deve andare verso tutti con la forza dello Spirito e continuare profeticamente a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche a rischio della persecuzione».L’incontro con le cultureL’Esortazione auspica poi anche un «rinnovato incontro tra Bibbia e culture»: «vorrei ribadire a tutti gli operatori culturali – scrive il Pontefice – che non hanno nulla da temere dall’aprirsi alla Parola di Dio; essa non distrugge mai la vera cultura, ma costituisce un costante stimolo per la ricerca di espressioni umane sempre più appropriate e significative». Non manca a questo riguardo un appello per la promozione della conoscenza della Bibbia, «come grande codice per le culture», nelle scuole e nelle università, «vincendo antichi e nuovi pregiudizi», nonché la sollecitazione a «un impegno ancora più ampio e qualificato» nel mondo dei mass media e in particolare su internet, «che costituisce un nuovo forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza, però, che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale». Nuova evangelizzazioneInsomma – si legge nella parte conclusiva dell’Esortazione – «il nostro dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione... soprattutto in quelle nazioni dove il Vangelo è stato dimenticato o soffre l’indifferenza dei più a causa di un diffuso secolarismo».
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