venerdì 17 maggio 2024
Dala Conferenza episcopale dell'isola un decreto che risponde all'aumento di persone che chiedono di essere liberati da presunte azioni del diavolo. No a esorcisti autonominati e improvvisati
Il libro di preghiere che contiene i riti di esorcismo

Il libro di preghiere che contiene i riti di esorcismo - Siciliani

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Un decreto per fare chiarezza su esorcismi e preghiere di guarigione e di liberazione. Arriva dai vescovi di Sicilia, che hanno voluto mettere nero su bianco alcune indicazioni destinate a sacerdoti e laici. La spinta alla compilazione del documento viene dall’analisi di quanto avviene nelle diocesi siciliane, con il continuo aumento di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da presunte azioni straordinarie del demonio. «A questa crescente richiesta – scrivono i vescovi – tentano di rispondere dei sacerdoti, animati da slancio pastorale nel recare conforto e aiuto alle persone bisognose. Essi le accolgono, ascoltano e benedicono. Alcuni sacerdoti, tuttavia, non agiscono in maniera uniforme e coordinata, intervenendo in vari modi con la celebrazione di Sante Messe, recitando preghiere di liberazione e di guarigione e, in qualche caso, praticando preghiere di esorcismo».

Talvolta poi «le preghiere di liberazione sono recitate nelle chiese davanti all’Eucaristia solennemente esposta, in adunanze pubbliche, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei presenti. Durante queste celebrazioni qualche sacerdote passa persino tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento, verificandosi spesso urla, parolacce, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli». Altre volte «tali preghiere avvengono in case private guidate da laici, qualche volta anche assistiti da sacerdoti».

Tra le disposizioni emanate dei presuli, quella per cui «i laici e i religiosi senza ordini sacri in nessun modo e in nessun caso possono pronunciarsi su eventuali possessioni, vessazioni, ossessioni o infestazioni diaboliche, senza aver ricevuto esplicito permesso per iscritto da parte del vescovo diocesano, cui spetta in modo esclusivo il discernimento sull’esistenza e l’autenticità di eventuali carismi». A nessuno «fosse pure esorcista nominato dal vescovo diocesano con peculiare ed espressa licenza, è lecito in maniera assoluta dire a qualcuno di aver ricevuto un maleficio e soprattutto di indicare la persona che lo avrebbe fatto, perché ciò può scatenare nelle persone sentimenti di odio». Ogni fedele può elevare a Dio preghiere non liturgiche per ottenere la guarigione, «quando tuttavia queste si svolgono in chiesa o in altro luogo sacro, è conveniente che esse siano guidate da un ministro ordinato». Mai è lecito «ai laici e ai religiosi senza ordini sacri organizzare e guidare celebrazioni di preghiere di guarigione liturgiche contenute nel Benedizionale, neanche alla presenza di ministri ordinati». Si fa anche divieto ai presbiteri nell’intero territorio della Sicilia «di organizzare celebrazioni comunitarie di preghiere di guarigione liturgiche senza l’esplicito permesso scritto da parte del rispettivo vescovo diocesano». Ancora, «è vietato ai laici, come pure ai sacerdoti non muniti della debita licenza, pronunciare sia preghiere di esorcismo solenne sia qualsiasi altra preghiera che abbia il carattere imperativo allo spirito maligno».

È necessario poi «che le preghiere di guarigione e di liberazione, come pure l’azione pastorale dell’esorcismo siano svincolate da ogni forma di legame con offerte in denaro, in modo che emerga con assoluta chiarezza la gratuità dei doni del Signore. Soprattutto in questi momenti di disagio e di sofferenza, nessun fedele deve avere ostacoli per accedere ai benefici della grazia, né tanto meno sentirsi in dovere di corrispondere un “compenso” per l’accoglienza ricevuta». Vietato «passare tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento per qualsiasi motivo».

«In questo decreto è centrale la cura, l’attenzione e la premura nei confronti di questi nostri fratelli che sono posseduti o vessati dal demonio – spiega monsignor Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e delegato della Conferenza espiscopale siciliana per la liturgia e, al suo interno, per la pastorale esorcistica – si tratta di un servizio reso agli esorcisti, a coloro che si occupano di questi nostri fratelli con fragilità, ma nello stesso tempo si rivolge a tutto il popolo di Dio. Coltivare una vita spirituale intensa, nutrendosi dei sacramenti e mettendosi in docile ascolto della Parola di Dio sono vaccini contro l’influsso del demonio».

Per monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana, «le linee guida mirano ad aiutare sempre meglio le persone bisognose di questo tipo di aiuto. Le piccole restrizioni vogliono evitare abusi che non aiutano, anzi rischiano di ingannare; si tratta di fare chiarezza e verità, intanto, su cosa affligge le persone, che a volte non hanno bisogno dell’aiuto dell’esorcista e che vanno curate in maniera diversa. Solo dopo si arriva ad esercitare eventualmente l’autorità sul male e sul maligno per aiutare, guarire, liberare».

Per il frate minore rinnovato Benigno Palilla, responsabile del Servizio regionale per la Pastorale esorcistica, «l’intervento è chiarificatore e interessantissimo: dà disposizioni perché il ministero venga svolto come si conviene. Aiuta anche a fugare alcuni gravi rischi, come il dimenticare che la liberazione di una persona avviene per la fede in Cristo Gesù. Convincersi che siamo noi o le nostre parole o le nostre mani o i nostri gesti a liberare è gravissimo, si sfocia quasi nella magia che poco a che fare con la fede. Bisogna stare in guardia e – dice - i vescovi ci aiutano in questo».

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