Sessantotto anni, quarantatré da sacerdote e ventinove da parroco. Monsignor Raffaele Ponte, parroco in Napoli a Santa Maria di Costantinopoli a Cappella Cangiani, è certamente uno fra «i tanti sacerdoti che si spendono nelle nostre comunità», come li ha definiti papa Francesco. «Un discorso – commenta – che indubbiamente è per noi sacerdoti un’ulteriore carica, e che mi offre una motivazione ancora più forte a vivere il mio ministero in maniera più coraggiosa e coerente». Don Raffaele è uno di quei parroci che ha speso la vita per la comunità. Impegnato soprattutto nel campo della pastorale familiare - che lo vede tra i promotori in diocesi dei corsi di pastorale prematrimoniale e di accompagnamento per separati e divorziati - 25 anni fa, fu invitato dall’allora cardinale Michele Giordano a presiedere in Curia l’ufficio famiglia diocesano. Attualmente oltre ad essere parroco di una comunità di 50mila anime è anche vicario episcopale per gli Affari economici e Procuratore generale della diocesi . «L’impegno è di spendere il mio tempo e tutte le mie energie per il bene degli altri. Più leggo il contesto culturale in cui vivo con le molteplici sfide, più cresco nell’amore per il Signore e per la Chiesa, certo che l’uomo di oggi ha urgente bisogno di incontrare Dio e la sua Chiesa». Monsignor Ponte ha dimostrarto in questi anni di essere l’uomo del dialogo «anche e specialmente nell’ascolto dei confratelli, occasione quotidiana in riferimento al ministero che svolgo in Curia. Ma mi riconosco soprattutto nel servizio e nella promozione della pastorale della famiglia e nella cura delle famiglie di fatto, nel dialogo con le altre confessioni cristiane, nella formazione della ministerialità dei laici».
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