Don Mario Picchi fondatore del Ceis
Il Vicariato di Roma accoglie "con gioia" l'iniziativa di promuovere la causa di beatificazione di don Mario Picchi. Lo scrive in una lettera il cardinale vicario Angelo De Donatis, rispondendo a una missiva inviata da Roberto Mineo, presidente del Centro di solidarietà, fondato proprio da don Picchi nel 1971 a Roma. Un centro che voleva dare una risposta di accoglienza e di assistenza ai molti giovani che in quegli anni finivano nel tunnel della droga.
"La richiesta troverà pieno appoggio"
Nella sua lettera il cardinale De Donatis annuncia che "qualora il Centro italiano di solidarieta desiderasse costituirsi come attore della causa di beatificazione, da parte mia troverà appoggio e la disponibilità del nostro Tribunale ordinario competente per istruirne l'eventuale inchiesta". Insomma la richiesta del Centro fondato da don Picchi troverà il sostegno del Vicariato.
Spetta dunque al Centro formalizzare la richiesta al vescovo diocesano, che, se la accoglie, la porta a conoscenza della Conferenza episcopale regionale e, ottenuto il via libera, deciderà di istituire il Tribunale per aprire la fase diocesana della causa di beatificazione con la raccolta di scritti, documenti e testimonianze sull'opera, la vita spirituale del candidato alla beatificazione.
"C'è fama di santità"
Per don Mario Picchi, che è morto a Roma il 29 maggio 2010, sembra dunque che l'accoglienza di questa istanza troverà una risposta positiva. Del resto lo stesso De Donatis nella sua lettera a Mineo riconosce che vi è "fama di santità" attorno alla figura di don Mario Picchi, fondatore del Ceis, che ha dedicato l'intera sua vita al recupero dei giovani finiti nel tunnel della droga e a combattere contro questo fenomeno di dipendenza legato alla criminalità.
Da parte sua il presidente del Ceis Don Picchi, Roberto Mineo esprime "commozione per questo ulteriore dono prezioso che il cardinale De Donatis ci ha voluto fare" aggiungendo che "in questi nove anni trascorsi dalla morte di don Mario sono state tantissime le testimonianze che abbiamo raccolto sulla fame adi santità di qeusto santo sacerdote della Chiesa di Roma che ha spogliato se stesso per diventare compagno di strada degli ultimi. Non esito a definire veri e propri miracoli viventi i tantissimi uomini e donne che don Mario ha salvato da morte certa aiutandoli, giorno per giorno, a vincere la durissima schiavitù delle dipendenze con tutte le gravissime conseguenze che essa comporta". Un impegno proseguito anche dopo la morte di don Picchi e che lo stesso papa Francesco ha voluto vedere visitando il Ceis il 26 febbraio 2016.
Una vita spesa al fianco dei tossicodipendenti
Don Mario Picchi era nato a Pavia il 4 agosto 1930. Divenne sacerdote nella diocesi di Tortona nel 1957. Dieci anni dopo viene inviato a Roma con l'incarico di cappellano del lavoro presso la Pontificia Opera di Asistenza. Ben presto don Picchi sentì il bisogno di dare risposte concrete al dramma della droga. Nel 1971 fonda il Centro italiano di solidarietà (Ceis) e inizia ad accogliere e aiutare a uscire fuori dalla dipendenza della droga, scrive in una nota il Centro, "tutti coloro che bussavano alla sua porta". Dieci anni dopo, nel 1981, fonda la Federazione italiana delle comunità terapeutiche, di cui resta presidente fino al 1994. Una Federazione per condividere l'impegno che diverse realtà mettevano in campo contro la tossicodipendenza nel nostro Paese. Oggi quella Federazione riunisce 50 centri sparsi in tutta Italia. Dell'opera di don Picchi si sono interessati anche i Pontefici: da Paolo VI a Benedetto XVI, esprimendo sempre pieno sostegno.