Per “Dom da Paz”, come è oggi chiamato l’arcivescovo brasiliano
Hélder Pessoa Câmara, si apre ufficialmente adesso la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione nella diocesi del Nord-Est del Brasile dove il “vescovo delle favelas” morì nel 1999.
Domenica 3 maggio alle ore nove nella cattedrale Sao Salvador do mundo si procederà ufficialmente all’avvio con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Olinda-Recife Antônio Fernando Saburido. Alla celebrazione parteciperanno anche i membri del costituito tribunale ecclesiastico insieme a
padre Jociel Gomes, postulatore della causa. «Il popolo di Dio desidera molto che dom Hélder sia proclamato beato dalla Chiesa. Personalmente ho una devozione particolare per lui che mi ha ordinato sacerdote», afferma Saburido. La Santa Sede aveva concesso il Nihil obstat per l’introduzione della causa il 25 febbraio scorso. La richiesta d’introdurre la causa di canonizzazione era maturata lo scorso anno con il sostegno dell’intero episcopato brasiliano ed era stata inviata il 27 maggio alla Congregazione delle cause dei santi. Ma una prima volontà era stata espressa fin dal 2008, con un documento elaborato nel corso dell’incontro nazionale dei vescovi del Brasile. Nella richiesta avanzata dalla diocesi si ricordava ampiamente «il lavoro pastorale dell’amato
“vescovo dei poveri” dom Hélder Câmara», della sua instancabile attività in favore della dignità umana, della giustizia sociale, della pace, del riscatto dei poveri e diritti degli emarginati «nelle leghe comunitarie contro la fame e la miseria» che gli costò l’ostracismo del governanti e l’appellativo di “obispo vermelho”, vescovo rosso.
Dom Helder Câmara aveva partecipato attivamente al Concilio Vaticano II, offrendo notevoli contributi assieme ad altri vescovi provenienti dai Paesi del Sud del mondo. Fu lui a fondare, nel 1950, la
Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) con l’approvazione di Giovanni Battista Montini, ne fu anche il primo segretario generale, e in questa veste collaborò alla nascita del CELAM, a Rio de Janeiro, nel luglio del 1955.
Nel 1964 - anno del golpe che instaura il regime militare in Brasile - Câmara era stato nominato da Paolo VI arcivescovo di Recife, capitale del Pernambuco, nel Nord-Est, la regione più povera del Paese, detta il “quadrilatero della fame”. Il giorno dell’ingresso ufficiale, l’arcivescovo non volle essere accolto dentro la cattedrale, ma sulla piazza, in mezzo alla gente. Negli anni successivi l’impegno di dom Hélder a servizio dei più deboli continuerà senza sosta, con prese di posizione scomode e coraggiose che lo renderanno famoso in tutto il mondo. «Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi dicono bravo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista e sovversivo», aveva più volte ripetuto. Moriva il 28 agosto del 1999 a novant’anni. È stato per tutta la vita il fratello dei poveri, «espressione della tenerezza di Dio», profeta di una Chiesa povera per i poveri. In una delle sue più note lettere aveva scritto: «Non basta che i poveri ti conoscano e ti chiamino per nome: è importante che tu li conosca e ne sappia la storia e ne sappia il nome».
Adesso dunque per dom Hélder si apre formalmente la fase diocesana del processo con la nomina da parte del vescovo Saburido del tribunale ecclesiastico che dovrà reperire tutte le prove testimoniali e documentali istituendo a sua volta una commissione storica per la raccolta e l’esame degli scritti di Hélder Câmara, i quali verranno poi sottoposti alla valutazione teologica. «Soltanto parlando delle lettere che ha scritto dal Concilio durante la notte, abbiamo tre volumi» afferma il vescovo Saburido. La gran parte delle carte del “vescovo dei poveri” è reperibile nel Centro di documentazione che porta il suo nome, creato quando era egli ancora vivente sulla soglia dei novant’anni. Il Centro, con sede a Recife, riunisce una raccolta di 7.547 meditazioni, preghiere e poesie, più di una ventina di testi pubblicati in 15 lingue e centinaia di lettere scritte durante i suoi sessantasette anni di sacerdozio.