All’inizio della liturgia della Parola, cinque giovani si sono presentati al Papa per porgli alcune domande. L’inglese Paul Hitchings gli ha detto: «Mi sono convertito alla Chiesa cattolica alcuni anni fa, grazie all’aiuto di alcuni amici e studiando la storia della Chiesa del mio Paese. Ho scoperto che chi trova Cristo trova se stesso, scopre la propria identità. Ma nel mondo attuale, la fede cristiana viene equiparata ad altri credi, religioni e risulta difficile capire che Cristo è il salvatore di tutti gli uomini. Chi è realmente Cristo? Vale per tutti gli uomini o solo per i cristiani?».Successivamente ha parlato la keniota Roselyn Warau Mwangi, che lavora alla Strathmore University. «Dedico molto tempo — ha raccontato — a lavorare nel campo sociale, con emarginati e persone molto povere. Di recente nella mia università abbiamo avviato una campagna speciale per aiutare le vittime della fame in Kenya, Etiopia e Somalia. Lei, Santità, ha detto che nei poveri possiamo toccare Cristo. Ė vero, ma a volte non è facile perché, dinanzi alla sofferenza del mondo, soprattutto in questa crisi economica, ci chiediamo quale sia il senso del dolore nel piano di Dio. Quando quelli che soffrono ce lo chiedono, facciamo fatica a rispondere. Come si può far capire loro che in essi c’è Cristo vivo e sofferente? Come si fa a dire loro che agli occhi di Dio sono molto importanti?».Quindi è stata la volta dello statunitense Robert de Simone, che fra qualche mese si sposerà. «Il matrimonio cristiano — ha affermato — è una bella vocazione e la mia fidanzata e io cerchiamo di essere felici. Ci rendiamo però conto che è una vocazione molto impegnativa e vediamo che numerose coppie cristiane, e i giovani, non seguono gli orientamenti della Chiesa nel campo della morale sessuale e matrimoniale. Non ci sentiamo delle “persone rare”, ma si ha l’impressione che la morale cristiana sia per pochi e che sia molto difficile mettere in pratica quello che Cristo e la Chiesa ci chiedono. Come si può vivere la vocazione al matrimonio con fedeltà?».La filippina Kritzia Santos ha poi detto: «Sto facendo un master di sviluppo comunitario e aspiro a grandi mete nella mia vita, come lei, Santità, dice di fare nel suo messaggio. Ma nel mio ambiente però per “grandi mete” s’intendono il denaro, il potere, avere posti che danno fama e prestigio. Sembra difficile aspirare a grandi ideali se si vuole essere fedeli alla propria fede e vivere come cristiani. Vorrei domandarle: cosa posso fare per non rinunciare ai miei ideali, alla mia fede, senza allontanarmi dalla società, e lottando per essere un testimone di Cristo nel nostro mondo?».Infine la tedesca Kathleen Hromek si è presentata al Papa. «Mi sembra di essere — ha spiegato — la meno cristiana di tutti quelli che hanno parlato. Mi chiamo Kathleen, sono di Berlino, ancora non sono battezzata, e sono poco praticante. Mi attrae la figura di Cristo, ma non so se desidero realmente essere cristiana, perché, anche se lei ha detto che Cristo dà tutto e non toglie nulla, mi costa molto immaginarlo. Se voglio essere veramente cristiana devo rinunciare a tante cose e non sento che Cristo s’interessi molto a me. Vorrei chiederle di pregare per me e di dirmi cosa devo fare, da dove devo cominciare».