Parole di un giovane uomo di sport in cammino già da tempo: questa di Cracovia sarà la sua sesta Gmg. «Ero a Tor Vergata alla Gmg di Roma del 2000. Avevo tredici anni, ma non dimenticherò mai quella calda stretta di mano di papa Wojtyla, malato... Mi commuove sempre ripensare a quel suo invito a noi giovani ad essere “il sale della terra”. A Cracovia è stato molto emozionante andare in visita nei luoghi dove è nato e si è formato san Giovanni Paolo II».
Saitta è orgoglioso di tutte le Giornate della gioventù a cui ha partecipato, «incrociando il cammino di tre Papi», da Toronto, a Madrid, passando per Sydney («saltai Colonia solo perché ero impegnato ai pre-Mondiali juniores in Algeria) fino all’ultima esperienza di Rio de Janeiro, nel 2013. «In Australia, con papa Benedetto XVI, per la prima volta feci esperienza di evangelizzazione di strada con il gruppo neocatecumeanale di Treviso, la città in cui giocavo all’epoca. Ma l’evangelizzazione che abbiamo visto fare nelle favelas di Rio a papa Francesco rimane un immagine indelebile, poterlo avvicinare un giorno di persona varrebbe quanto vincere una medaglia olimpica». Quella medaglia che comunque Davide augura ai suoi compagni di Nazionale: «Hanno i mezzi tecnici per salire ancora sul podio come a Londra 2012. Se mi chiamano? Intanto il sopralluogo olimpico a Rio l’ho già fatto tre anni fa, e sempre grazie alla Gmg».
Dopo Cracovia Davide volerà in Francia dove da due anni sta andando avanti la sua attività di professionista della pallavolo. «Il prossimo anno giocherò nel club di Montpellier, la passata stagione invece ero a Parigi, nel Paris Volley, e abbiamo vinto lo scudetto francese. Il mio primo titolo nazionale». Una gioia offuscata dalla notte di terrore e il tragico attentato al Bataclan: «Eravamo in casa con mia moglie, Nicoletta, stavamo guardando la partita di calcio Francia-Germania alla tv, e non ci siamo subito resi conto di quello che stava accadendo, finché non sono arrivate le telefonate allarmanti degli amici. Siamo rimasti chiusi in casa per due giorni, poi al terzo mi mancava l’aria e sono sceso a comprare un giornale. Non dimenticheremo mai quelle scene strazianti e tutte quelle vittime dei terroristi, compresa la nostra povera Valeria Solesin». Davide in Francia gioca e prosegue la sua “missione” di servizio neocatecumenale: «Questo è un Paese dove tanti giovani crescono senza la presenza di Cristo... L’ateismo è molto forte tra le ultime generazioni francesi. Unica cosa positiva è che le partite del campionato di volley si giocano sempre al sabato e mai durante le feste comandate, una prospettiva che in Italia nonostante i miei appelli reiterati (apparsi anche su Avvenire) continua a non essere presa in considerazione».Saitta lotta e si impegna, in campo e fuori, e lo fa in nome della sua fede cristiana che ancora una volta si è confrontata con quella degli altri giovani pellegrini giunti a Cracovia. «È stata un’esperienza incredibile per me e per mia moglie che ha vissuto la sua prima Gmg. Confesso che un giorno mi piacerebbe restare in Polonia, ma per giocare. Da tempo hanno un ottimo campionato di pallavolo, chissà... Prima però faccio il mio ultimo esame universitario, mi laureo in Giurisprudenza e poi magari vengo a chiudere la carriera qui, nella terra di san Giovanni Paolo II».