«Come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali? Come trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti profughi ambientali: persone che, a causa del degrado dell’ambiente in cui vivono, lo devono lasciare – spesso insieme ai loro beni – per affrontare i pericoli e le incognite di uno spostamento forzato?». È l’appello lanciato da Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2010 sul tema Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato. Nella scia degli «Orientamenti». Riprende l’appello del Papa il Messaggio dei vescovi italiani per la 6ª Giornata per la salvaguardia del creato che si celebra oggi. Intitolato In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza, è firmato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, e si articola in quattro punti, in continuità col tema del 2010, Custodire il creato, per coltivare la pace e nella linea degli Orientamenti pastorali della Cei per il decennio corrente. La Giornata 2011 vuol essere l’«occasione di un’ulteriore immersione nella storia, per ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione». Ospitalità, misura dello sviluppo. Il primo punto del Messaggio attinge alla sapienza depositata nella Scrittura e nel magistero per tracciare il ritratto dell’uomo «creatura responsabile e ospitale», il cui cuore «deve essere formato all’accoglienza, anzitutto della vita in se stessa», e di «ogni esistenza concreta », perché l’ospitalità sia «la misura concreta dello sviluppo umano». Il secondo punto – facendo propria la denuncia di Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata della pace 2010 – delinea il problema, drammatico e crescente, dei rifugiati ambientali. Il terzo punto chiama in causa l’opera educativa della Chiesa: «Educare all’accoglienza a partire dalla custodia del creato» significa anzitutto «coltivare un atteggiamento di gratitudine a Dio per il dono del creato»; poi, «vivere personalmente la responsabilità di rendere sempre più bella la creazione»; infine, «essere, sull’esempio di Cristo, testimoni autentici di gratuità e di servizio nei confronti di ogni persona umana. È così che la custodia del creato, autentica scuola dell’accoglienza, permette l’incontro tra le diverse culture, fra i diversi popoli e perfino, nel rispetto della identità di ciascuno, fra le diverse religioni, e conduce tutti a crescere nella reciproca conoscenza, nel dialogo fraterno, nella collaborazione più piena». «Beati i miti, erediteranno la terra». Il dialogo, avverte il testo della Cei, non contraddice la missione della Chiesa di annunciare Gesù. Il Messaggio sottolinea inoltre come sul tema della salvaguardia del creato e sulla sua relazione con le sfide della giustizia, della pace, della lotta alla povertà, vi sia profonda sintonia di pensiero e d’iniziativa tanto con l’Ortodossia quanto col mondo protestante. «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra»: il quarto e ultimo punto addita il Discorso della Montagna per ricordare che «sono i miti i veri difensori del creato, perché amano quanto il Padre ha creato per la loro sussistenza e la loro felicità».