giovedì 9 ottobre 2014
​ Elena ed Aldo Rabellino (Chemin Neuf): famiglie sempre più disorientate  Dobbiamo trovare parole più fresche per dare concretezza alla misericordia
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La crisi della famiglia è la crisi di un’intera società, di un modello di sviluppo che investe globalmente l’uomo. Affrontare questa crisi significa ridiscutere tutto, a partire da ciò che società e cultura propongono oggi alla coppia e alla famiglia. Non hanno esitazioni Elena ed Aldo Rabellino nell’indicare le radici del male oscuro che scuote l’intero edificio familiare e, allo stesso tempo, mina alla base i fondamenti culturali della società. «Aiutare la famiglia ad uscire dalla stagnazione in cui si trova, significa trovare una strada opportuna per collaborare al bene comune. Un aiuto per tutti, al di là degli orientamenti culturali e politici». Lo sguardo dei coniugi Rabellino, responsabili nazionali del movimento Chemin neuf, ha un respiro internazionale. Solo da poco infatti sono rientrati in Italia, dopo un decennio trascorso nella sede centrale del movimento, a Lione, in Francia, dove hanno ricoperto l’incarico di responsabili mondiali della sezione che si occupa di pastorale familiare. «Ma non solo per le coppie in difficoltà. Oggi parlare di coppie in crisi è un po’ volersi nascondere dietro a luoghi comuni. La crisi, in misura maggiore o minore, tocca tutti. E tutti sono chiamati a fare i conti con una realtà sociale che sembra congegnata apposta per ostacolare il cammino delle famiglie. Per questo guardiamo con grande speranza a un Sinodo che ha in agenda i problemi che investono la famiglia nel suo complesso». Per tentare di contrastare questa situazione Elena e Aldo, sposati da molti anni, figli ormai adulti, hanno accettato l’invito del vescovo di Spoleto, Renato Boccardo, per trasformare un convento ormai solo parzialmente utilizzato in un centro per la pastorale familiare a tutto tondo. «Domenica – raccontano – alla presenza del vescovo c’è stata una sobria cerimonia per salutare le clarisse che ci hanno lasciato il posto nel convento di Trevi. Loro si sono trasferite in una struttura più piccola e noi abbiamo inaugurato la nostra nuova stagione italiana». I coniugi Rabellino saranno affiancati da un’altra coppia. Ma già dai prossimi mesi sono in arrivo altre famiglie con l’obiettivo di rafforzare l’impegno pastorale, al servizio non solo della diocesi e del movimento, ma di tutti coloro che avranno necessità di un confronto, di una verifica, di un momento di accompagnamento.«Quando teniamo corsi di preparazione al matrimonio – proseguono – entriamo in contatto con tanti giovani fidanzati. La felicità, la positiva riuscita del matrimonio, è un progetto che riguarda tutti. I giovani che decidono di sposarsi sono consapevoli della necessità di andare controcorrente rispetto a un clima culturale che parla di disimpegno e di individualismo. Ma all’inizio tutti sono convinti di poter 'resistere', di rifiutare le chimere della vita facile e del divertimento a tutti i costi». Poi però le sollecitazioni esterne sono terribili. A cominciare dalla crisi economica che tritura lavoro e speranze di crescita. «E quando il lavoro c’è – osserva Aldo – troppo spesso si caricano sulle spalle delle giovani coppie pesi insostenibili, orari lunghissimi, notturni compresi, che rendono difficile la vita di famiglia. Discorso difficile, e forse inopportuno in un momento di crisi come questo, ma il rapporto tra tempi di lavoro e tempi della famiglia è un problema più serio di quanto si possa immaginare. Andrebbe ripensato con l’aiuto di tutti».  Una situazione in ogni caso altalenante e incerta che, complice anche il clima culturale, rende sempre più difficile resistere e andare avanti. «Dobbiamo trovare il modo di rispiegare a queste coppie il senso della vita, offrire loro l’opportunità di tornare a riflettere sui valori che contano. C’è un problema di comunicazione enorme, come sta emergendo anche dalle analisi dei padri sinodali ». E, allo stesso tempo, c’è la necessità di accogliere le famiglie ferite, disgregate. «La sofferenza per l’esclusione dai sacramenti – concludono Elena ed Aldo Rabellino – è accresciuta spesso dalla mancanza di misericordia e di sensibilità. Crediamo che rimettere il Vangelo al centro della famiglia, significhi innanzi tutto occuparsi delle situazioni di fragilità e di debolezza. Ora il tempo è scaduto. Dobbiamo moltiplicare la fantasia dell’accoglienza».

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