Santa Teresa di Lisieux (1873-1897) - Archivio
Monaca, dottore della Chiesa, donna “plasmata dallo Spirito Santo”, Teresa di Lisieux è stata al centro del convegno svoltosi a Cremona, giovedì pomeriggio presso il Monastero di Santa Monica, sede locale dell’Università Cattolica.
Un appuntamento aperto da madre Cristiana Dobner, carmelitana scalza, che ha tracciato con rigore scientifico, un ritratto affascinante della santa capace di trasformarsi in un “eco creante”, capace di superare “il tunnel del suo tempo” per farsi luce e speranza anche per l’uomo di oggi, che certo non sta attraversando tempi semplici. Accanto a madre Dobner, l’intervento di Arnoldo Mosca Mondadori, della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, in un tavolo moderato dal cremonese monsignor Francesco Follo, fino al 2022 Osservatore permanente della Santa sede presso l’Unesco.
Un pomeriggio di studi fortemente voluto dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, la cui diocesi ha patrocinato, (assieme alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco e la Pontificia Facoltà teologica Teresianum di Roma) una serie di iniziative dal titolo “Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore” organizzati in occasione del 150° anniversario della nascita della santa francese (1873-2023). E non per caso a Cremona che è la città lombarda che per prima nel 1606 ospitò un monastero di carmelitani scalzi sito nell’attuale parrocchia di Sant’Imerio.
Una santa dalla «semplicità disarmante», come l’ha definita il vescovo Napolioni, capace di «spalancare l’abisso della bellezza» nel quale ci si può immergere visitando la mostra allestita nel Battistero di Cremona o leggendo i suoi scritti, che non sono poca cosa anche in termini numerici e la cui «diffusione, dopo la sua morte – ha chiarito madre Dobner - fu tale da far impallidire i più quotati best-seller odierni».
Scritti che ci parlano di una monaca profondamente immersa nel suo tempo (troppo spesso lasciato sullo sfondo, secondo la studiosa Dobner) tanto da assumere su di sé tante dinamiche, come quella della negazione di Dio, senza venirne travolta ma anzi «imponendo ad esse un movimento e un vigore capace di riparare, di restaurare». E non solo, Teresa rivede la storia e alcune sue problematiche (descritte poi da Schiller, Nietzsche, Rilke e Tolstoj) dando loro un nuovo senso che passa attraverso la «scienza dell’amore».
Disse Giovanni Paolo II, durante la Giornata mondiale della gioventù di Parigi del 1997 quando la annunciò quale “dottore della Chiesa”: «l’insegnamento di Teresa, vera scienza dell’amore, è l’espressione luminosa della sua conoscenza del mistero di Cristo e della sua esperienza personale della grazia». E questo nonostante la sua «dichiarata insufficienza culturale». Dunque una donna che «irradia luce» anche nell’oggi, come ha spiegato Mondadori, dimostrando «la sete di cibo dell’anima», che va saziato nella «dell’Eucaristia». Una luce che spinge Teresa, e chi la segue, a stare accanto ai deboli, agli emarginati, ai peccatori. Gli stessi che oggi hanno il volto dei carcerati o dei naufraghi che arrivano in Italia carichi di speranze, sogni, dolore e talvolta morte.
Ecco dunque che durante il convegno si è inserita anche la performance del violoncellista Issei Watanabe che ha eseguito brani di Bach con uno strumento realizzato con il legno dei barconi. Lo stesso legno, sempre modellato da 5 carcerati (guidati da esperti liutai) che hanno plasmato anche i violini del mare, sostenuti dalla Fondazione Casa dello spirito e delle Arti, per diventare strumenti di speranza. E sarà proprio “Il quartetto del mare” a chiudere la rassegna di eventi cremonesi dedicati a Santa Teresa, il 30 marzo con un concerto in Cattedrale a Cremona curato del conservatorio “Claudio Monteverdi” con la partecipazione del coro del liceo Antonio Stradivari. Perché il messaggio di Teresa, la sua «scienza dell’amore», si trasformi in musica di pace.