venerdì 18 ottobre 2024
Attesi domani a Mestre oltre 450 religiosi . Relatore principale sarà Luigino Bruni. Al centro dell'incontro le sfide pastorali che attendono gli istituti maschili e femminili del Triveneto
Un momento di un recente convegno dell'Usmi e della Cism svoltosi all'Istituto Salesiano San Marco di Meste

Un momento di un recente convegno dell'Usmi e della Cism svoltosi all'Istituto Salesiano San Marco di Meste - *

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«La vita comunitaria: fascino e sfide». È il tema del convegno che si svolgerà domani, 19 ottobre, a Mestre, promosso dalla Cism e dall'Usmi triveneti, rispettivamente la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori e l'Unione Superiore Maggiori Italiane.

All’evento che si svolgerà all’Istituto salesiano San Marco di Mestre è prevista la partecipazione di oltre 450 religiosi presenti nella regione ecclesiastica del Triveneto (che comprende il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia). L’appuntamento di domani è costruito in stretta sinergia , in stretta sinergia con la segreteria dei giovani religiosi del Triveneto.

Il tema scelto per questo 2024 è «La vita comunitaria: fascino e sfide», declinato attraverso le parole di San Paolo ai Corinzi «Abbiamo un tesoro in vasi di creta» (2 Cor 4,7), ed il relatore sarà Luigino Bruni, storico del pensiero economico ed ordinario di economia politica all'Università Lumsa di Roma. L’idea di chiedere a Bruni un intervento sul tema della comunità è nata dalle segreterie trivenete riunite che hanno apprezzato il suo libro La comunità fragile. Perché occorre cambiare molto per non perdere troppo.

Del resto, il tema della comunità è fondamentale nella vita religiosa che, come molte altre realtà, sta vivendo un lungo tempo di crisi. I 450 religiosi che interverranno a Mestre sono infatti un numero importante considerando l’età media sempre più alta, le necessità legate a servizi offerti da consacrati e consacrate spesso anche all’interno delle case religiose, come strutture di ospitalità, servizi sociali… Bruni, nel libro citato, spiega che «Comunità è parola invocata nelle solitudini e nella malattia, cercata e agognata quando le community virtuali ci hanno sfinito e sentiamo il bisogno di respirare. I suoi legami caldi e forti ci chiamano e non ci lasciano anche se, in altri momenti, ci fanno paura. La comunità sta però cambiando forme così rapidamente da non riconoscerla quasi più».

Parole che mettono in luce l’intreccio di tradizione, nuove esigenze legate al mondo del lavoro, a ritmi di vita differenti e che, spesso, non coinvolgono l’intera comunità, ma singoli. E i cambiamenti richiesti impattano su comunità, quelle di vita attiva, che ancora fanno fatica a uscire dal modello monastico, basato su ritmi più collettivi e condivisi.

Bruni indica, qualche pagina dopo, la regola aurea: «Se vuoi avere persone generative, creative e libere devi generare una cultura dove le persone sono talmente libere da non poterle controllare negli aspetti più importanti della loro vita. Devi quindi imparare a vivere dentro un grande via-vai di gente, in entrata e in uscita; perché generare persone libere significa metterle nelle condizioni di potersene un giorno anche andare via, e stupirsi felici se lo fanno».

Scommettere cioè sulle motivazioni di oggi e sulla libertà. «Ripensare le nostre comunità è un compito dal quale non possiamo più prescindere perché l’interculturalità e l’intergenerazionalità ci interpellano quotidianamente», ha detto fra’ Alessandro Carollo, ministro della provincia del Triveneto dei frati minori cappuccini e presidente Cism Triveneto. «Dove le fraternità sono serene, i consacrati riescono ad esprimersi in pienezza sentendosi protagonisti e diventano una testimonianza visibile, concreta, autentica. Il nostro impegno di superiori deve guardare al bene futuro delle nostre fraternità, salvaguardando e valorizzando l’apporto dei più giovani, che sono il nostro tesoro più prezioso», ha concluso fra’ Carollo.

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