Abituati come siamo alla grandine delle notizie che si succedono al ritmo esasperato dell’informazione digitale, le congregazioni generali in corso in Vaticano possono trasmetterci l’impressione di un muoversi al rallentatore, come se l’Aula nuova del Sinodo ospitasse un consesso fuori moda, governato da tempi e codici indecifrabili. Ma se questa idea rispecchia una percezione della realtà piegata sulla grammatica dei media, quello che conta è che al riparo dalla curiosità globale il Collegio cardinalizio sta lavorando in profondità (e prendendosi il tempo che occorre) a una comprensione seria, collegiale e operativa di ciò che la Chiesa è oggi nel mondo, di quel che occorre perché il suo governo sia adeguato al compito che deve svolgere, dell’efficacia delle sue articolazioni perché il Vangelo viaggi con la stessa agilità della prima semina apostolica.E’ quello che padre Lombardi ha riassunto spiegando alle centinaia di giornalisti che lo incalzano ogni giorno (quasi a pretendere una notizia anche quando la notizia non c’è) come i cardinali nelle ultime due congregazioni abbiano ragionato di “evangelizzazione, impegno della Chiesa nel mondo di oggi, Santa Sede, dicasteri della Curia romana, rapporti con gli episcopati, il profilo o le attese nei confronti del nuovo Papa”. Un lavoro che richiederebbe settimane, e che 152 porporati (114 gli elettori) di età, culture e lingue diverse stanno condensando in pochi giorni, avendo per di più davanti a sé una decisione che segnerà comunque in modo determinante il prossimo tratto di strada per la Chiesa. Con questo orizzonte vertiginoso, che il Conclave inizi lunedì o un altro giorno entro il limite di 20 giorni fissato da Benedetto XVI dall’avvio della sede vacante ha davvero un’importanza secondaria, per chi crede ma anche per quanti ragionano con sufficiente libertà di giudizio. Conta allora solo seguire con tutta la nostra partecipazione affettiva questa Chiesa che riflette a fondo su di sé per meglio servire tutti.