giovedì 11 novembre 2010
Domenica 21 novembre in tutte le parrocchie e le diocesi italiane si pregherà per i cristiani perseguitati in Iraq e per i loro persecutori. Lo ha annunciato oggi ad Assisi il presidente della Cei, card. Bagnasco, a conclusione della 62° Assemblea generale dei vescovi italiani. Intanto a Baghdad ancora strage nelle case dei cristiani.
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La drammatica situazione dei cristiani in Iraq sarà ricordata domenica 21 novembre, giorno di Cristo Re, in tutte le chiese italiane. L'iniziativa della Cei è stata annunciata oggi dal presidente, card. Angelo Bagnasco, al termine dell'assemblea generale chiusa ad Assisi. «Esprimeremo misericordia, pietà e conforto, per chi vive la persecuzione non solo in Iraq ma in tante parti del mondo. E pregheremo anche per i persecutori, perchè tutti possano ricevere la luce della verità e dell'amore».Quella “sui temi, sui valori morali di fondo, che sono irrinunciabili” è “un’unità che tutti auspichiamo, come impegno irrinunciabile di tutti i cattolici che si impegnano in politica, per essere presenza critica, di pace e propositiva, là dove si trovano”. A ribadirlo è stato il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella conferenza stampa che ha concluso la 62ma Assemblea dei vescovi italiani, svoltasi in questi giorni ad Assisi. “Ai politici cattolici – ha detto il cardinale rispondendo alla domanda di un giornalista – si chiede l’unità sui temi, sui valori morali di fondo, che sono valori irrinunciabili”. Un’unità, ha puntualizzato, “che non è costitutiva di una parte precisa, ma è un’unità valoriale su cui siamo intervenuti diverse volte”, l’ultima durante la Settimana sociale. “Alla base” di tale unità, ha riaffermato il presidente della Cei, “c’è l’etica della vita, come ceppo vivo e vitale dell’etica sociale”, come scrive Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “valori che riguardano la vita nella sua integrità, la famiglia, la libertà religiosa ed educativa. Tutti valori che a loro volta fanno crescere, alimentano, garantiscono tutti quegli altri valori che costituiscono i valori sociali, come il lavoro, la casa, la salute, l’inclusione”. Interpellato a proposito del “richiamo” fatto, nella prolusione, al saper armonizzare le proprie “pulsioni”, il cardinale ha risposto che quello alla “capacità di orientare le proprie scelte” è “un richiamo che vale per tutti”, nello spirito del “bisogno di formazione permanente che sta al cuore degli Orientamenti pastorali: intelletto, cuore, volontà devono crescere in modo integrato ed equilibrato in ciascuno”, perché “nessuno di noi è arrivato mai totalmente, nella formazione di noi stessi”. I politici sono tutti uguali? “E’ come dire che gli uomini sono tutti uguali”, ha risposto il presidente della Cei, per il quale “siamo tutti uguali e diversi: l’uguaglianza è nella nostra dignità fondamentale di persone umane, nella nostra vocazione terrena e celeste, ognuno però porta le proprie qualità, i propri orientamenti, le proprie convinzioni. Qui sta la diversità: vale per qualunque comunità, anche per il mondo politico”. Di qui la necessità di “prendere atto di questa sostanziale uguaglianza che ci induce al rispetto per le persone, e nel contempo della diversità che ognuno di noi porta con sé”.Ad una domanda sull’ipotesi di elezioni anticipate, il cardinale ha risposto: “Qualunque evento che tocchi la storia del Paese, e quindi la società, vorremmo – come tutti – che sia un bene per la società intera e per le singole persone, un bene autentico, nel senso che appronta i problemi delle persone, delle famiglie, dei gruppi, della società. Auspichiamo quindi che quegli eventi che riguardano le responsabilità alte della politica siano tutti indirizzati, decisi e guidati in questa direzione”. Riguardo ad un recente corsivo del quotidiano Avvenire, in cui venivano espresse preoccupazioni in merito al raggruppamento politico del presidente della Camera, Gianfranco Fini, il cardinale ha replicato che “le nostre preoccupazioni sono per la gente, per i suoi problemi concreti, familiari, personali, occupazionali. Tutto il resto deve girare attorno, essere ordinato e funzionale al bene della gente, delle persone singole e della società. Tutto ciò che è coerente e ordinato a questo scopo, vede sicuramente l’approvazione dell’episcopato e della Chiesa, tutto ciò che non è coerente con questo vede preoccupazione”Da quali “lusinghe” si deve guardare il cattolico impegnato in politica, è stato chiesto al presidente della Cei sulla scorta della prolusione? “Lo vediamo tutti – ha risposto il cardinale – quanto siamo lusingati dalla cultura dominante, o da quella cultura che pretende di essere dominante, con quelle categorie del consumismo e dell’individualismo da cui nessuno di noi è esente. La lusinga del benessere circoscritto al presente, alla sfera materiale, è una lusinga che promette molto, ma toglie tutto, soprattutto la speranza”. Ad una domanda sul “sesso a pagamento”, definito recentemente da mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria apostolica, un “peccato contro Dio”, il card. Bagnasco ha risposto ricordando che “la dignità di ogni persona è qualcosa di intangibile come valore, e richiede rispetto e cura, in modo che nessuno sia fatto strumento”. Uno dei “cardini” della dottrina sociale della Chiesa è infatti che “la persona è sempre un fine e non è mai un mezzo, per niente e nessuno. Nell’etica pubblica e privata, la persona è un intero. Nessuno di noi può essere totalmente diviso: è vero che ci sono sfere diverse nel vivere di tutti, ma è anche vero che c’è un’unitarietà della persona che ci rende qualcosa di indivisibile e di unitario sempre, in qualunque momento e ambiente”.
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