Al Sinodo si parla spesso di stile. Meglio, si invocano stili nuovi. Esempi: nella trasmissione della fede, nella prassi ecclesiale, in chi ha ministeri e compiti nella Chiesa. Gesù è il riferimento: straordinario interprete nell’incontrare le persone, nel coglierne gli appelli e nel convertirle al Dio vivente. Uno stile è necessario per incontrare, ascoltare con sensibilità e parlare con rispetto. Dire che la Chiesa, le nostre comunità, le relazioni e la corresponsabilità tra noi devono migliorare non è un delitto, piuttosto una constatazione ovvia.
Il Sinodo, questa Assemblea sinodale, sta orientando tutti a fare dei passi da gigante nell’intendere e nel condividere la comunione e la partecipazione, con lo sguardo fisso alla missione, perché diventi sempre più quella di Gesù. Apprezzarci, iniziando dai volti; raccontarci il nostro cammino, ascoltandoci; condividerci fatiche, attese e ferite; sentirci, insomma, fratelli e sorelle, pur con responsabilità diverse, è il passaporto ecclesiale doveroso per superare barriere e diffidenze. Gesù l’ha fatto. A noi la missione di continuare.