martedì 3 maggio 2016
​Gli Esercizi spirituali annuali svolti dal presidente della Fraternità: «Avvolti dall'amore che smuove la vita».
Rimini, in 22mila agli Esercizi con Carrón
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«Ti ho amato di un amore eterno, ho avuto pietà del tuo niente». Le parole del profeta Geremia e la riproduzione del quadro di Rembrandt che raffigura l’abbraccio commosso del padre al figliol prodigo tornato a casa, hanno fatto da sfondo agli esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione guidati da don Julián Carrón davanti a 22mila persone radunate alla Fiera di Rimini e ad altre migliaia collegati da 16 Paesi.  Al centro, il tema della misericordia di Dio che ricrea e rilancia l’uomo tirandolo fuori dalla palude dei suoi limiti, ma che non si sostituisce alla sua libertà. Citando Benedetto XVI, il sacerdote spagnolo ricorda che l’amore di Dio bussa sommessamente, senza clamori, alla porta dei nostri cuori. Non si impone, si propone. Spetta all’uomo il compito di misurare la capacità del cristianesimo di corrispondere alle sue esigenze profonde. Il genio di papa Francesco sta nell’avere offerto a tutti, con il Giubileo della misericordia, la possibilità di sperimentare la tenerezza di un abbraccio senza misura, capace di accogliere ogni errore. E nell’avere spronato i cattolici a lanciarsi in campo aperto, nelle periferie geografiche ed esistenziali del mondo, perché siano testimoni di quell’abbraccio.  È un continuo riferimento ai due Papi viventi quello che Carrón evoca, sottolineando una continuità tra Ratzinger e Bergoglio da molti negata e che lui da tempo insistentemente ripropone. Entrambi profondamente consapevoli del crollo di evidenze un tempo indiscusse che costringe la Chiesa a mostrare con i fatti quanto sappia essere moderna, cioè capace di rendere ragione della sua permanente attualità in quello che non è più solo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita, testimoniare Cristo come un fatto presente e da tutti incontrabile, come un avvenimento: era questa la febbre che ardeva nel cuore di don Giussani, ricorda celebrando la Messa il cardinale  Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ed esprimendo il suo apprezzamento e la paternità con cui da tempo segue il cammino del movimento, che ricambia con un lunghissimo applauso. La misericordia di Dio non si ferma davanti ai nostri limiti, insiste Carrón, che ripercorre il dialogo serrato tra Gesù e Pietro sul lago di Tiberiade. Pochi giorni prima l’apostolo aveva tradito il maestro, ma davanti alla sua domanda (“Mi ami tu?”) dice nuovamente il suo “sì”, esprime l’affezione profonda per chi ha rivoluzionato la sua vita. Sta qui – in questo riconoscimento di un amore capace di muovere l’esistenza, più che in una coerenza di comportamenti o in una precettistica priva di fascino – la fonte della vera moralità. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di cambiare. «Francesco ci ricorda che Dio non si stanca mai di passare e ripassare per le piazze dell’undicesima ora per riproporre il suo invito d’amore. Non si scandalizza dei limiti umani, con Lui la partita può sempre ricominciare». Come ha scritto Simone Weil: «Dio attende con pazienza che io voglia infine acconsentire ad amarlo. Attende come un mendicante che se ne sta in piedi, immobile e silenzioso, davanti a qualcuno che forse gli darà un pezzo di pane. Il tempo è questa attesa. Il tempo è l’attesa di Dio che mendica il nostro amore». Il compito dei cristiani, chiosa il presidente della Fraternità di Cl, è riverberare nel mondo questa infinita tenerezza, in una dedizione appassionata agli uomini e al loro destino. Essere un seme di umanità nuova, senza pretese egemoniche ma con la certezza di essere testimoni della novità che il mondo aspetta.
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