giovedì 11 aprile 2024
Un quartiere nuovo. Senza luoghi di culto. Ma i suoi abitanti vogliono davvero una presenza cattolica? Ecco com’è andata
Pesaro: l’arcivescovo Salvucci conferisce il mandato sotto il tendone a don Rossini (il primo da destra),don Volponi e don Levrini

Pesaro: l’arcivescovo Salvucci conferisce il mandato sotto il tendone a don Rossini (il primo da destra),don Volponi e don Levrini - .

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«Si avvicinò e camminava con loro». La frase del racconto di Emmaus, che sembra scritta apposta per il Cammino sinodale, rivive ogni volta che la Chiesa è capace di farsi prossima alla gente. Come testimoniato dal caso di Pesaro dove il nuovo arcivescovo Sandro Salvucci, spostandosi come di consueto in bicicletta, veniva a sapere dagli abitanti del quartiere della Torraccia che questa zona era priva di un riferimento parrocchiale. Si tratta di una vasta area periferica che funge da cerniera tra le comunità di San Paolo e San Martino. Qui in poco tempo è sorta una zona residenziale molto popolosa composta in prevalenza da giovani coppie con figli. Il piano regolatore comunale aveva anche previsto uno spazio destinato alle esigenze di culto. Di qui l’idea di verificare, con gli abitanti del posto, l’effettiva necessità di una presenza cattolica all’interno del quartiere. Viene così creata un’équipe composta dall’arcivescovo, da don Enrico Giorgini e dal diacono Paolo Scavolini; sono da subito coinvolti, per una prima evangelizzazione, circa trenta laici appartenenti ad alcuni gruppi diocesani.

«Ogni sera dopo aver pregato, ci mettevamo in cammino a due a due e poi giravamo in ogni casa motivando la ragione della nostra visita», racconta Erika Santangeli. «Cari amici, oso bussare alle vostre porte per farvi visita», iniziava così la lettera di Salvucci che con un tono confidenziale si rivolgeva a tutte le famiglie. «Papa Francesco – proseguiva l’arcivescovo nel suo testo - ci esorta ad essere Chiesa in uscita. Da questo incontro ho fiducia che possa nascere un percorso di bene per la vita del quartiere». E l’auspicio si è realizzato: nel giro di poco i primi evangelizzatori hanno lasciato spazio ad un gruppo di famiglie del posto che ha scelto di chiamarsi “Cominciamo da qui”.

«La missione è iniziata in maniera semplice – spiega Paolo Scavolini –. Una casa è diventata la sacrestia e un condominio ci ha donato l’elettricità. Se nel Vangelo la pecorella smarrita era una sola, ora occorreva andare a cercare le altre novantanove». Domenica 29 ottobre l’arcivescovo Salvucci ha istituito, con una Messa nel quartiere, la comunità pastorale di San Paolo, San Martino e Torraccia. A prendersene cura sono i parroci delle zone limitrofe: don Alberto Levrini, don Lorenzo Volponi e don Michele Rossini. Proprio quest’ultimo, nella sua funzione di parroco moderatore, ha l’intuizione di montare un tendone. «Quando l’arcivescovo mi ha proposto questa avventura ero dubbioso sulla possibilità di creare coinvolgimento in questo luogo – confessa il sacerdote –. Ora ringrazio il Signore che ha invitato le persone non solo ad aprire le porte di casa, ma anche quelle del cuore. Il tendone doveva rimanere solo per poco, poi la concessione comunale è stata prorogata fino a sei mesi. Così abbiamo potuto celebrare l’Epifania, le Palme, la Via Crucis».

La tensostruttura verrà smontata dopo la Domenica in Albis, ma l’esperienza non termina qui: la gente ha già chiesto un incontro con il Comune per realizzare una stanza polivalente dove continuare le attività pastorali e di aggregazione. «Certo è prematuro parlare della costruzione di una nuova chiesa – conclude don Rossini – ma ora nessuno è più orfano del Vangelo».

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