"Quella politica è una vocazione al bene comune e alla salvezza della società. Un bene che non può non proiettarsi nel futuro. I giovani non sono quindi, semplici spettatori, ma attori della politica, che non può essere né rivolta al passato, né appiattita sul presente”. Lo ha ricordato il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, intervenendo a Riccione al raduno annuale del coordinamento tra politici “Rete Italia”. Nella società di oggi, ha sottolineato il cardinale, “occuparsi di giovani e politica rischia di apparire un esercizio di stile” e “non si può biasimare il sentimento di delusione per le ‘storture’ che la politica può mostrare, legate alla fragilità di una condizione umana compromessa, anche se non in maniera irreparabile, dal peccato originale”. È una “grande responsabilità” quella dei giovani, ha proseguito il card. Bertone, “i quali sono partecipi delle cose future già a partire da quelle presenti” e “possono trovare un solido riferimento nel Vangelo e nella dottrina sociale della Chiesa”.
«Una nuova generazione di cattolici in politica». Di fronte alle sfide del mondo, ha ribadito il cardinale, “la Chiesa non propone una soluzione unica e universale” ma spetta “ai cristiani, come singoli e come comunità, il discernimento della realtà e la valutazione dei principi, criteri e direttive proposti dalla dottrina sociale della Chiesa per orientare la propria condotta nei diversi ambiti”. In questo senso, “la dottrina sociale non si presenta come un prontuario di soluzioni predefinite” ma “propone un modello di azione e di educazione politica che si esprime nei tre momenti del vedere, giudicare e agire”. Serve una "nuova generazione di politici cristiani" (in assonanza con quanto auspicato nell'ultima prolusione al Consiglio Permanente della Cei dal cardinal Bagnasco), chiamata “a tradurre la dottrina sociale della Chiesa in scelte concrete, ad operare una mediazione nella realtà” sull’esempio del “Codice di Camaldoli”. Per la dottrina sociale della Chiesa, ha precisato il card. Bertone, il primo principio permanente è “la dignità della persona umana” ed “ogni questione politica riconduce quindi all’uomo” con attenzione “al problema emergente della bioetica che tocca le questioni legate alla vita umana”; il secondo principio, invece, è la solidarietà che “non pone in secondo piano la giustizia, ma anzi offre a questa un orizzonte senza del quale anche la giustizia si trasforma paradossalmente in uno strumento di male”. Il terzo principio della dottrina sociale della Chiesa, ha aggiunto il cardinale, riguarda la sussidiarietà ed implica una “sfida per la nuova generazione di politici cristiani” chiamati ad un “cambiamento dal basso, dal territorio, quindi dalle comunità locali chiamate a contribuire al bene comune della comunità nazionale ed in ultima istanza internazionale”; infine, il quarto principio è quello del bene comune perché tutte le persone “sono chiamate a ricercare ciò che unisce rispetto a ciò che divide”. Per il segretario di Stato Vaticano, “attraverso la lente della carità, le micro-relazioni, come l’amicizia e la famiglia, e le macro-relazioni, come lo Stato e la comunità internazionale, risultano essere connesse ed interdipendenti”. Per i cattolici, dunque, “il richiamo alla virtù diventa un imperativo che si lega alla propria missione nella storia, cioè quella di orientare la società a valori superiori”. Evitando “l’illusione del successo immediato” tipica del machiavellismo, ha concluso il card. Bertone, “la politica è chiamata a confrontarsi con la fragilità dell’uomo, anche ad apprendere dagli errori del passato e del presente, ma sempre coltivando la responsabilità dell’avvenire, da orientare alla virtù”.