Il presidente Bassetti al Consiglio permanente - Siciliani
Cristiani. Non a parole, ma a partire dalla Parola. Quella di Dio. Il cardinale Gualtiero Bassetti, introducendo la sessione invernale del Consiglio permanente della Cei, ha ripreso una delle frasi chiave del discorso del Papa alla Curia Romana del 21 dicembre scorso, per sviluppare un ampio approfondimento sulla crisi di fede dell’Occidente. E ha fatto appello a riprendere in mano la Scrittura e «riscoprirne la centralità» come «condizione per dirsi e diventare cristiani», dichiarando la piena adesione della Cei alla Giornata della Parola che si celebrerà per la prima volta domenica 26 gennaio prossimo. Alla luce di queste notazioni, poi, ha fatto riferimento anche ad alcuni temi di attualità sociale e politica («clima di precarietà diffusa», «disagio e malcontento»), tra i quali la necessità, anche a livello di bilancio dello Stato, di investire sulla famiglia, e l’ormai prossimo Incontro del Mediterraneo, quale occasione per «avviare un processo di visioni condivise e collaborazioni fattive».
«Le inquietudini e le attese che attraversano il cuore degli uomini del nostro tempo – ha fatto notare - nella Sacra Scrittura trovano voce e risonanza, apertura e ragioni di speranza». (QUI IL TESTO COMPLETO IN PDF)
La centralità della Parola
Il Papa, ha ricordato Bassetti, il mese scorso ha fatto una constatazione ad alcuni apparsa sorprendente. «Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata». «In realtà - ha rimarcato il presidente della Cei - la fotografia messaci davanti da Papa Francesco corrisponde pienamente a quanto viviamo nelle nostre Chiese. Oggi la situazione è davvero diversa e noi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati».
Il Consiglio permanente della Cei - Siciliani
In un tale contesto pluralistico, spesso si considera «irrilevante la fede, sorgono le posizioni più diverse: ecco le reazioni esasperate di chi fatica ad accettare questa stagione e ha quasi bisogno di prenderne le distanze, invocando un impossibile ritorno indietro delle lancette della storia; ci sono, poi, le scorciatoie di quanti considerano ineluttabile la secolarizzazione della società: anche fra quanti si riconoscono cattolici, prevale spesso una religiosità debole, per cui del magistero ecclesiale si accetta solo ciò che è in sintonia con il proprio stile di vita. Mentre si riduce lo spazio d’incidenza delle istituzioni – tra cui la Chiesa – viene avanti anche una solitudine diffusa, che accompagna tante persone, le quali si sentono prive di riferimenti culturali e di alleanze educative su cui contare».
Perciò anche in vista degli Orientamenti pastorali che la Cei metterà a punto nei prossimi mesi, ha detto Bassetti, «vogliamo farci missionari, portatori appassionati della proposta cristiana, convinti come siamo che l’incontro con il Signore Gesù rimane la risposta alle attese e alle domande di vita che albergano nel cuore; un incontro che diventa pieno quando suscita l’esperienza della fraternità. A livello ecclesiale non sarà, infatti, l’attivismo – pur sostenuto dalle migliori intenzioni – a far la differenza: "Di una cosa sola c’è bisogno”, ci ricorda con chiarezza l’episodio evangelico delle sorelle di Betania. L’ascolto, l’accoglienza della Parola, la contemplazione sono atteggiamenti primari ed essenziali, quelli che poi generano il servizio concreto al prossimo. Sappiamo per esperienza che, quando le persone – penso in particolare ai giovani – incontrano la Parola, ne ricavano una ricchezza inenarrabile, che conduce a scelte di vita donata nelle forme più diverse».
Nasce da questa convinzione l’adesione dei vescovi alla scelta di Francesco di istituire la Domenica della Parola di Dio: «La celebreremo per la prima volta domenica prossima, 26 gennaio. Già a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, papa Francesco aveva chiesto che si pensasse a una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio; una domenica non una volta all’anno, ma una volta per tutto l’anno».
Il cardinale ha poi raccontato l’episodio narrato da uno scrittore contemporaneo che mentre si trovava a cena con amici ha narrato loro un passo biblico, credendo che lo conoscessero e scoprendo che per loro era invece un inedito. «Riscoprirne la centralità è condizione per dirsi e diventare cristiani: occorre tornare a un incontro personale e comunitario con la Parola. Parola mai ovvia, mai banale, tesoro inesauribile, che non afferreremo mai nella sua ricchezza e profondità», ha sottolineato Bassetti.
Parola ed ecumenismo
Dalla Parola poi nasce anche il movimento ecumenico. In questa Settimana per l’unità dei cristiani, ha sottolineato, «sentiamoci convocati dalla Parola: sarà più facile avvicinare e riconoscere pure i tanti immigrati, che vivono accanto a noi, la maggior parte dei quali è di fede cristiana; la loro presenza porta con sé una serie di implicazioni pastorali che devono trovarci attenti e disponibili. Quando si permette alla Parola di liberare la sua carica profetica, diventano visibili i segni dello Spirito anche in mezzo alle ambiguità e alle contraddizioni del presente. Si diventa, allora, capaci di cogliere ciò che nella vita è vero, giusto, conforme al Vangelo e ciò che non lo è, per discernere e comportarsi di conseguenza».
Parola e slancio pastorale per la cura dei problemi quotidiani
«Non rinnoveremo la nostra pastorale – ha proseguito il presidente della Cei - se non richiamandoci alla Parola, convinti come siamo che “ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale” (EG 11). È questa la condizione per esserne a propria volta annunciatori, capaci di viverla nel quotidiano e di testimoniarla con gioia. Nessuno, del resto, aprirà la porta del cuore ad “evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi” (EG, 10): la gente è già carica di tante preoccupazioni quotidiane: figli che non nascono, figli che stentano a trovare un lavoro dignitoso, figli che prendono la strada dell’estero; e, ancora, le tante preoccupazioni e difficoltà che, in un modo o nell’altro, segnano ogni famiglia, negli affetti coniugali, nelle relazioni tra generazioni, nella cura prestata ad anziani, disabili e non autosufficienti; una cura tanto più impegnativa laddove si misura con la penuria di servizi socio-sanitari sul territorio».
La tutela della famiglia
A livello sociale, ha detto a tal proposito Bassetti, «pesa una condizione materiale e morale di affanno permanente, un clima di precarietà diffusa, di incertezza e instabilità; e questo clima suscita disagio e malcontento, i cui effetti vanno oltre le stesse pagine della cronaca nera. Sì, è notevole il carico che grava sulle spalle di gran parte della popolazione; un carico di cui chi, tra noi, a volte si lamenta delle rinunce e dei sacrifici che la vocazione porta con sé, si rivela ben poco consapevole.È a questa gente – che sentiamo come la nostra gente – che vogliamo tornare a rivolgerci con disponibilità, in spirito di semplicità e di condivisione. Da questa prospettiva, guardiamo con attenzione all’istituzione, con la Legge di bilancio, di un Fondo relativo all’assegno universale e ai servizi alla famiglia.
Secondo Bassetti c’è da riconoscere in questa misura «una visione circa il valore sociale assicurato dalla famiglia, un passo rispetto alla libertà di scelta dei genitori sull’educazione dei figli, un percorso che incentiva i giovani nell’avvio di un’attività professionale e un tentativo di armonizzare l’esperienza delle genitorialità con quella lavorativa. Il sostegno alla famiglia richiede politiche affidabili e continuative, che finalmente introducano sgravi fiscali proporzionati al numero dei figli. Per il bene di tutti, chiediamo che le forze politiche, insieme alle parti sociali, sappiano davvero investire sulla famiglia, riportandola nello spazio pubblico, quale luogo decisivo da cui far ripartire il Paese».
Il cardinale ha accennato infine all'Incontro del Mediterraneo in programma a Bari a febbraio e fatto presente che esso «cade in un momento di crisi, particolarmente drammatico: alcune compagini statali – dalla Libia, alla Siria all’Iraq – sono in frantumi, altre sono attraversate da tensioni fortissime. La guerra, in più punti del Mediterraneo, è l’esito di scelte miopi e interessate, dalle quali non sono estranee nuove logiche coloniali, avanzate dalle grandi potenze. Come Chiese intendiamo offrire una testimonianza di comunione, che non si rassegna a situazioni violente e a strutture sociali ingiuste».
Infine dal presidente della Cei è venuto un grazie ai sacerdoti «che della Parola sono i primi ministri tra la nostra gente» e ai catechisti che «educano a uno sguardo evangelico e a un’esperienza ecclesiale». «A cinquant’anni esatti dalla pubblicazione del Documento di base – era il 2 febbraio 1970 – proprio la fedeltà alle intuizioni e alle indicazioni che ci ha offerto, esige oggi scelte pastorali e itinerari formativi nuovi», ha concluso il cardinale Bassetti.