Il cardinale Bassetti durante la visita in Sri Lanka
Non si vede la fine della folla di fronte al santuario nazionale di Nostra Signora dello Sri Lanka a Tewatta nella periferia nord di Colombo. L’annuale benedizione dei malati presieduta dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, rappresenta il momento centrale della sua visita nel Paese asiatico su inviato del cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo di Colombo. Il rito che unisce la recita del Rosario e la benedizione eucaristica è il primo grande evento pubblico ecclesiale locale dopo gli attentati terroristici di Pasqua che lo scorso 21 aprile hanno colpito chiese, alberghi e un complesso residenziale facendo oltre 300 vittime. Intorno al luogo mariano caro ai cattolici dello Sri Lanka ci sono giovani e anziani, malati e poveri, sacerdoti e religiosi, laici impegnati nelle parrocchie. Oltre 100mila persone, si stima. Un popolo che mostra il volto multiforme del Paese e che si raduna ai piedi della Vergine per invoca la protezione della Madre di Dio di fronte alle difficoltà e ai timori ancora legati agli attacchi subiti.
Un’enorme tensostruttura accoglie l’altare. Il cardinale Bassetti passa fra la gente con una corona di fiori al collo. Nella sua riflessione il presidente della Cei esorta alla ricerca di «un’autentica convivenza» che per la minoranza cristiana – appena il 10% dei 21 milioni di abitanti – ha come fondamento la testimonianza del Vangelo. E sottolinea che con l’Eucaristia «Gesù è voluto passare in mezzo a questo immenso popolo di migliaia e migliaia di persone per asciugare tante lacrime, per consolare tanti cuori afflitti. Quante mamme ho visto che mostravano la foto dei figli e dei mariti mentre Gesù passava in mezzo a noi». Poi il richiamo alla Risurrezione. Cristo «ha già vinto la morte» e quindi anche «l’odio e la violenza». A ricordo dei morti della “Pasqua di sangue”, come qui vengono ricordati i raid, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve visita la chiesa di Sant’Antonio a Colombo, dove un kamikaze si è fatto esplodere provocando 60 vittime, e la chiesa di San Sebastiano a Negombo – a una trentina di chilometri dalla metropoli – dove gli uccisi sono stati più di cento. Per esprimere la vicinanza personale e di tutta la Chiesa italiana al dolore che si tocca con mano nella comunità ecclesiale dello Sri Lanka, il cardinale si affida alla preghiera e alla riflessione silenziosa. Poi chiarisce che «ancora oggi, in molte parti del mondo, i cristiani sono chiamati a dare la propria vita per la fede in Gesù Cristo». Nel santuario nazionale Bassetti benedice la folla con il Santissimo mentre migliaia di pellegrini elevano le mani giunte verso la grande ostia consacrata: chi in piedi, chi in ginocchio, chi su una sedia a rotelle. «Che Maria sia per tutto lo Sri Lanka un segno di consolazione e di sicura speranza», afferma al termine.
Nel viaggio asiatico che si conclude giovedì il presidente della Cei ha sempre al suo fianco il “padrone di casa”, il cardinale Ranjith Patabendige Don, insieme con don Joe Neville Perera, coordinatore nazionale dei cattolici srilankesi-cingalesi in Italia, e don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio Cei per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo mondo. A Waradala, nell’Ovest dello Sri Lanka, Bassetti inaugura un centro agricolo dove lavorano decine di giovani che si dedicano all’allevamento dei bovini e alla produzione casearia. «In una terra dal forte tasso di emigrazione è un segno di speranza per tanti ragazzi», commenta il presidente della Cei. Poi ecco l’apertura dell’istituto di formazione dedicato a Benedetto XVI che sarà frequentato da centinaia di studenti in cerca di riscatto sociale e di futuro. Alla realizzazione dei due complessi ha contribuito la Cei grazie all’impiego dei fondi dell’8xmille. Altro appuntamento significato è il dialogo del cardinale con alcuni dei vescovi del Paese e poi con l’ambasciatrice italiana Rita Giuliana Mannella. «Nonostante un passato segnato dalla guerra civile e i tragici fatti di Pasqua – commenta il presidente della Cei – ho trovato una nazione dove la fraternità non è utopia e dove è fattiva la collaborazione fra le diverse fedi».