martedì 20 maggio 2014
​Alla Assemblea dei vescovi il cardinale Bagnasco: i pastori siano presenti in particolare in questi "luoghi":  famiglia, lavoro, migrazione, istruzione, lotta al gioco d'azzardo. IL TESTO
Il Papa: pastori, siate lievito di unità | IL TESTO Il programma della 66esima Assemblea Cei  Il discorso di Paolo VI citato da Francesco  La prima domanda di Marina Corradi
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Le parole del Papa "risuonano" ancora, nell’Aula nuova del Sinodo, quando il cardinale Angelo Bagnasco inizia il proprio intervento. E infatti, il giorno dopo, «la gioia dell’incontro che – come sottolinea il presidente della Cei – ha aperto nel modo più solenne questa nostra Assemblea» è palese non solo nei diversi passaggi del discorso del porporato, ma anche nell’atmosfera complessiva dell’assise. La prolusione di Francesco e il prolungato dibattito che ne è seguito (durato dalle 17,45 fin oltre le 19,00 di lunedì, quando poi il Pontefice ha salutato a uno a uno i confratelli cardinali e vescovi presenti e ha lasciato l’edificio, da solo e semplicemente a piedi, come del resto era giunto) hanno dato ai lavori un indirizzo preciso. E Bagnasco non lo nasconde, soffermandosi nel suo intervento (che Avvenire pubblica integralmente) soprattutto sulla parte che riprende «lo spirito» delle parole del Pontefice. Omette invece di pronunciare la parte (che si dà comunque per letta) in cui si accenna ai «luoghi in cui la nostra presenza di pastori oggi è maggiormente necessaria e significativa» (migranti, mondo del lavoro, famiglia, scuola e lotta al gioco d’azzardo). E la sua scelta appare come un ulteriore atto di omaggio al Papa, che di quei «luoghi» aveva ampiamente trattato nella prolusione di lunedì.Il discorso del Papa bussola per il futuro.Ma innanzitutto al presidente della Cei preme sottolineare che «con la sua parola papa Francesco ci ha preso per mano, ha valorizzato il cammino compiuto e additato priorità e modalità pastorali con cui proseguire. Ci ha messo in guardia – aggiunge il cardinale – da tutto ciò che rischia di oscurare in noi il primato di di Dio e del suo Cristo (le «legioni di tentazioni» di cui aveva parlato Francesco, ndr)». Ma soprattutto, fa notare Bagnasco, ha messo l’accento sull’unità e sulla applicazione del Concilio. Interessante a tal proposito è notare come nell’intervento del porporato vengano citati i predecessori conciliari del Pontefice: non solo Paolo VI, ma anche i santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II fino a Benedetto XVI. «Papa Francesco – afferma – prosegue l’applicazione del Concilio, animato dalla ricerca delle forme più idonee con le quali annunciare Gesù Cristo nel nostro tempo».In particolare, sottolinea Bagnasco, questa fedeltà al Concilio deve «essere non soltanto sui contenuti, ma anche su un’esperienza la cui "nota dominante" rimane la fraternità, vissuta nella libera e ampia possibilità di indagine, di discussione e di espressione». Anche se, precisa il presidente della Cei, «per nessuno di noi parole come confronto, partecipazione e sinodalità sono icone sociologiche o strategiche, bensì realtà che mentre manifestano e rafforzano quanto già siamo, ci stimolano ad andare avanti con fiducia».Il lavoro sullo Statuto.Un primo campo di applicazione è proprio la revisione dello Statuto della Cei. Anche un ordinamento giuridico è al servizio della comunione. E la Cei vuole essere «spazio vitale di comunione», ricorda Bagnasco, ripercorrendo brevemente il lavoro fatto fin qui in seno al Consiglio permanente e alle conferenze episcopali regionali, visitate nei mesi scorsi dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. «Ora i frutti di questo lavoro saranno presentati alla saggezza della nostra Assemblea». E «in questo orizzonte di riferimento tutto è aperto», sottolinea, poiché il fine «non è affermare noi stessi, ma essere il più possibile obbedienti allo Spirito».I luoghi dell’impegno.<+Di_TesGB>Obbedienza che naturalmente va esercitata anche per «abitare» con coraggio missionario gli ambiti della vita. Nelle parte non letta Bagnasco invita a non restare indifferenti di fronte al dramma delle migrazioni. L’Europa specialmente «non può tirarsi indietro e guardare infastidita». Il presidente della Cei ricorda poi la vicenda delle studentesse rapite in Nigeria, le persecuzioni contro i cristiani che «continuano indisturbate», mentre «è necessario esigere che si ponga fine a questa vergognosa e pervicace inciviltà», le inondazioni nei Balcani e la tragedia della miniera in Turchia.Grande attenzione anche al mondo del lavoro. Per le famiglie italiane, ricorda il porporato, la Chiesa ha fatto molto anche attraverso l’8xmille. Ma ora «chi ne ha le possibilità torni a investire con coraggio». E «siano reali, efficaci e veloci le misure di agevolazione fiscale agli imprenditori disposti a coinvolgersi per creare lavoro».Infine Bagnasco ricorda l’importanza di famiglia e scuola (ricordando la giornata del 10 maggio scorso). «Chiediamo alle autorità responsabili – scrive – di avviare politiche che esprimano un sì convinto alla "famiglia senza surrogati"», onde favorirne la formazione, l’educazione dei figli, la cura degli anziani. «Snaturare la famiglia significa scendere nel più profondo, fino a toccare le corde dell’umano e sciogliere la persona dentro a rapporti liquidi e insicuri».No al gioco d’azzardo.Una condanna durissima, infine. La «piaga» del gioco d’azzardo è «frutto di una mistificazione che guarda specialmente al mondo giovanile come a un pascolo succulento». Il cardinale ne sottolinea i danni («in termini di risorse consuma molto di più di quanto porti alle casse dello Stato») e fa notare che induce «una concezione della vita e dei rapporti sociali in termini di scommessa , anziché di quotidiano, onesto lavoro». I giovani dunque «sono ingannati e questo è un crimine».
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