Ed ha fatto suo l'invito del Papa ai
vescovi a camminare "in fondo al gregge per incoraggiare e
sostenere i più deboli, in mezzo per ascoltare e capire le
loro vite, davanti per dare l'esempio e la guida. Sappiamo
ormai per esperienza che è impossibile vivere di programmi e
attività, e che il lavoro generoso è per noi, il frutto è
nelle mani di Dio: 'Se il Signore vorrà, come ci ricorda
l'apostolo Giacomo, vivremo e faremo questo o quellò". "La
comunione, ci diceva ancora Papa Francesco, è davvero uno dei
nomi della Misericordia". Lontano da questo 'cuore a cuorè
anche il peggio diventa possibile", ha continuato ricordando
però che ogni pastore "ha bisogno di serenità e di
difficoltà, di purificazione e di prova, come anche di tempi
di cammino gioioso con il Vangelo".
"Per questo se guardiamo ai
nostri anni trascorsi, insieme ringraziamo Dio per ogni cielo
che ci ha sovrastato, per le ore buie e per quelle felici, per
la libertà dell'obbedienza, sapendo che è meglio obbedire a
chi si deve, per riuscire a non obbedire a chi non si deve", ha
aggiunto per concludere poi rivoltoa i vescovi: "vi ringrazio,
cari Confratelli, perchè avete accettato che fossi io a
presiedere questa Eucaristia nel cinquantesimo della mia
Ordinazione Sacerdotale. È per me una grazia che mai avrei
pensato di avere: poter celebrare con voi questo anniversario.
Nel mio, vorrei raccogliere pure i vostri diversi anniversari,
anche se fossero già passati o fossero ancora da venire. Tutti
condividiamo da tempo la grazia della vocazione; del mistero di
poter parlare, noi poveri uomini, con l'Io di Cristo: "Io ti
assolvo, io ti battezzo, questo è il mio corpo, questo è il
mio sangue". Nel sacerdozio si rivela la grazia di Dio, che a
piccoli esseri umani affida se stesso. E nella sua audacia,
troviamo una temerarietà che solo Dio può avere".