L'«appello» è «urgente» ed è rivolto all’Italia nel suo complesso, a partire dalla classe dirigente. C’è da «portare il Paese fuori dal guado in cui si trova anche per un certo scoramento». E per farlo, occorre «purificare l’aria» rispetto alla crisi economica e politica e alla questione morale a tutti i livelli («pansessualismo, corruzione, evasione fiscale, comitati d’affari»), anche perché «le nuove generazioni non restino avvelenate». I cattolici, in questo scenario, faranno la loro parte. Ad esempio attraverso «un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica». Così il cardinale Angelo Bagnasco ha aperto ieri pomeriggio la sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei. Una prolusione che fin dal suo esordio suona come un monito straordinario, del resto in totale sintonia con l’altrettanto straordinaria gravità del momento.
Nel nome della speranza. Nelle precedenti occasioni, infatti, il presidente della Cei aveva sempre dedicato l’incipit del suo discorso ai temi ecclesiali. Ieri è entrato subito nel merito del problema Italia, registrando da un lato «l’immagine di un Paese disamorato, privo di slanci, quasi in attesa dell’ineluttabile». Ma dall’altro ricordando che i vescovi non saranno «spettatori intimiditi». Vogliono essere invece «interlocutori animati da saggezza» e intenzionati a suggerire «al cuore di ognuno» «la parola più grande e più cara che abbiamo e che raccoglie ogni buona parola umana: Gesù Cristo».Fin dal suo esordio, dunque, il porporato ha affiancato la lettura realistica delle questioni, ad una prospettiva di «speranza». Non dimenticando «quella tensione alla verità senza la quale non c’è democrazia» e offrendo in tal modo una chiave di lettura che dalla crisi porti alla sua soluzione. Il tutto, ha ricordato il presidente della Cei, deve partire da una «rigenerazione» della fede che secondo un celebre insegnamento del teologo Hans Urs von Balthasar «non deve essere presupposta, ma proposta». E allora, facendo ampio riferimento ai grandi eventi ecclesiali dell’estate, il cardinale ha indicato la direzione di marcia: «assumiamo il portato fragrante del Congresso Eucaristico, immettiamo nel tessuto comunitario i giovani della Gmg (giovani invitati ad essere «né indignati, né rassegnati», ndr), scuotiamo un po’ l’ambiente, proponendoci accoglienti verso quanti sono in ricerca o potrebbero aver voglia di ricominciare».
Il destino dell’Italia. In sostanza la purificazione dell’aria riguarda molti settori. È in gioco il futuro complessivo del Paese e il presidente della Cei non ha mancato di rimarcarlo, esprimendo preoccupazione per il fatto che il calo demografico non venga affrontato «in modo serio e responsabile». «Se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia non potrà invertire il proprio declino: potrà forse aumentare la ricchezza di alcuni, comunque di pochi, ma si prosciugherà il destino di un popolo».
La questione morale. Al fondo di tutto resta la questione morale, che non è certo, ha notato il cardinale, «un’invenzione mediatica». «Nella dimensione politica, come in ciascun altro ambito privato o pubblico, essa è un’evenienza grave» che «non riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi, strutture, ordinamenti». Secondo il presidente della Cei, «amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede», «rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio politico», «mortifica soprattutto di dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui». Il riferimento è sia a «stili di vita» che «se comprovati», sono «difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni»; sia all’«ingente mole di strumenti di indagine messa in campo su questi versanti, quando altri restano disattesi e indisturbati». «La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé», in quanto «i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi». La politica infatti non dovrebbe «propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente», ma «serietà e sacrificio». A questo punto «ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili», di cui «la storia darà atto». Inoltre, ha aggiunto Bagnasco, questione morale è anche combattere la corruzione, porre un freno ai comitati d’affari e contrastare l’evasione fiscale, vero e proprio «cancro sociale».
Il ruolo dei cattolici. Dopo aver ricordato che più volte il Magistero ha chiesto «orizzonti di vita buona, libera dal pansessualismo e dal relativismo amorale» e dopo aver sottolineato il ruolo della Chiesa per far fronte anche con iniziative specifiche («il prestito della speranza») alla crisi economica, Bagnasco ha parlato di una nuova stagione di impegno dei cattolici, grazie alle aggregazioni ecclesiali e «al lavoro realizzato dai nostri media, riferimenti oramai imprescindibili». Due settimane fa ad Ancona, il cardinale aveva richiamato l’esigenza di lavorare «insieme». Ieri ha fatto balenare la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica che - coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita - sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni».Fra gli altri temi della prolusione, la «centralità nella scuola», l’appoggio ai sacerdoti sotto il tiro della malavita, la solidarietà ai 15 ostaggi italiani in Africa, la questione del lavoro e uno sguardo alla situazione internazionale, in particolare alla primavera araba, di cui si auspica un’evoluzione pacifica.